“Per noi il decesso à riconducibile al vaccino e questo dobbiamo verificare. Ma non dobbiamo avere fretta per non creare inutili allarmismi”.
Lo afferma l’avvocato Dario Seminara che assiste i familiari di Stefano Paternò, 43 anni, il sottufficiale della Marina militare deceduto martedì scorso quindici ore dopo aver avuto inoculata la prima dose di vaccino Astrazeneca.
Ieri sera è durata circa tre ore all’ospedale Cannizzaro di Catania, la prima parte dell’autopsia sulla salma del sottufficiale. Altri esami saranno eseguiti la prossima settimana.
Dopo che la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta su eventuali controindicazioni del vaccino AstraZeneca contro il Covid 19 su soggetti trombofilici l’esame autoptico potrebbe fornire indicazioni utili per accertare l’incidenza su soggetti che hanno determinate caratteristiche.
“Come prevedibile, la complessità del caso si è resa di tutta evidenza all’indagine macroscopica, conclusa coi prelievi relativi ai vari organi. Attendiamo che la Procura riconsegni la salma alla famiglia per dare a Paternò la degna sepoltura. Pertanto dirimenti saranno le successive attività d’indagine, istologiche e tossicologiche, onde poter accertare il nesso causale tra fatto e decesso. Ogni attuale ipotesi sarà verificata come giusta o sbagliata” conclude il legale che in rappresentanza della famiglia aveva presentato un esposto dopo la morte.
Sono quattro le persone indagate dal pm Gaetano Bono, che col procuratore Sabrina Gambino coordina l’inchiesta. Si tratta dell’ad di AstraZeneca, del medico e dell’infermiere militare e del medico del 118 intervenuto a casa.