E’ di ieri la notizia secondo la quale la Scala dei Turchi, scogliera di marna in Sicilia e famosa in tutto il mondo non è pubblica.
Il dato inquietante è emerso ufficialmente dopo il deposito di una perizia collegiale, disposta dal Gip del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco che ha portato a compimento un incidente probatorio nell’ambito di un procedimento penale a carico di Ferdinando Sciabarrà, unico indagato, durante il quale sono emersi altri particolari importanti.
La perizia, 57 pagine in tutto, redatta dall’ingegnere Gabriele Freni, docente dell’Università di Enna Kore e dal geologo Pasquale Massimiliano Mastrosimone, afferma tra l’altro che, ed è un severo monito all’inerzia delle amministrazioni pubbliche: “appare evidente che, ad esclusione delle recenti attività del Demanio marittimo, le varie amministrazioni pubbliche non hanno messo in atto azioni volte all’acquisizione dei beni o alla dichiarazione di pubblica utilità che comunque appare necessaria per l’acquisizione al demanio dei beni culturali, storici e paesaggistici seppur in più occasioni e univocamente hanno ribadito la volontà di preservare il bene attraverso l’apposizione di una serie di vincoli”.
Nella perizia, si legge ancora che per quanto riguarda la proprietà, per una delle tre particelle, la riconducibilità a Sciabarra’ è provata da atti pubblici. Sulle altre due, “seppur non si riscontra un atto dirimente in merito alla proprietà, appare evidente che Sciabarrà ne vanta il possesso da diversi decenni”.
In Procura nessuno parla.
Incassato il dato proveniente dalla perizia collegiale tesa a verificare la titolarità ed eventuali responsabilità sulla gestione del sito naturalistico della Scala dei Turchi in Realmonte, nell’ufficio diretto da Luigi Patronaggio non cambia la sostanza delle cose e prosegue senza tentennamenti. Il procedimento proseguirà in relazione alla controversa proprietà di alcune particelle catastali e soprattutto per scongiurare pericoli per la pubblica incolumità. Dalla Procura trapela altresì che compete alla Regione e al Comune di Realmonte la responsabilità della gestione del sito che non si esclude venga almeno parzialmente restituito al privato in vista della prossima stagione estiva.