Oggi è la Festa del lavoro, ma nel Sud Italia c’è davvero poco da festeggiare se è vero come è vero che nel Mezzogiorno ci sono quattro delle cinque regioni in Ue con il più basso tasso di occupazione: e naturalmente c’è la Sicilia, insieme con Campania, Calabria e Puglia.
Emerge dalle tabelle Eurostat sul 2021, secondo le quali queste 4 regioni del Meridione hanno tasso di occupazione per le persone tra i 15 e i 64 anni di poco superiori al 40% e insieme alla regione della Guyana francese sono in fondo alla classifica.
La Sicilia registra un tasso di occupazione medio del 41,1%, la Campania del 41,3%, la Guyana del 41,4%, la Calabria e del 42% e la Puglia del 46,7% a fronte di un tasso medio per l’Ue a 27 del 68,4%. La situazione è ancora più drammatica per le donne con appena il 29,1% in Campania e Sicilia e il 30,5% in Calabria a fronte di una media Ue del 63,4%.
In media nel 2021 il tasso di occupazione in Italia era al 58,2% ma nel nostro Paese ci sono grandi divari territoriali con la provincia di Bolzano che registra un 70,7%, un dato superiore alla media Ue, e la Sicilia il 41,1% con il dato peggiore in Ue. Il Nord Ovest ha un tasso di occupazione del 65,9% e il Nord Est del 67,2% vicini alla media Ue (68,4%) mentre il Sud arranca con oltre 20 punti di occupazione in meno (45,2%).
Rispetto alla situazione complessiva dell’Italia che non ha recuperato il tasso di occupazione del 2019 (era al 59%) il Sud ha recuperato lievemente passando dal 45,1% al 45,2%. Per l’occupazione delle donne il dato è ancora più lontano dalla media europea. Nelle Regioni del Sud risultano occupate meno di una donna su tre (il 32,9%) nella fascia tra i 15 e i 64 anni a fronte di una media italiana del 49,4% e dell’Ue a 27 del 63,4% con un divario di oltre 30 punti. Nella provincia autonoma di Bolzano sono occupate il 63,7% delle donne in questa fascia di età mentre in Sicilia e in Campania il tasso è al 29,1%, il dato più basso in Ue.
Se si guarda al livello di istruzione in Sicilia per le donne con un percorso che si ferma al massimo alla terza media il tasso di occupazione è al 12,6% (35% nell’Ue a 27, 28,6% in media in Italia) ma nel nostro Paese è più basso che in Ue anche il tasso di occupazione per le donne laureate (anche se il divario è minore). Se nella media Ue il tasso delle occupate con un diploma di laurea è dell’82,5% in Italia si ferma al 76,4% (in aumento sul 76,7% del 2019) ma è dell’82% in Lombardia, del 64% in Campania e del 59,4% in Calabria.
Per il totale dei laureati (uomini e donne) il tasso di occupazione è dell’84,9% nell’Ue a 27, del 90% nella regione tedesca di Dresda e del 79,2% in media in Italia. In Lombardia la media è dell’84,3% mentre in Calabria è del 65,3% (oltre un laureato su tre è senza lavoro) e in Campania del 68,2%. In Ue solo il 43,9% delle persone che hanno fino alla terza media sono occupate, una percentuale di poco superiore a quella media italiana (42,7% , in calo dal 44% del 2019) ma scende al 32,7% al Sud e al 28,4% in Sicilia.
Per quanto riguarda poi i giovani l’anno scorso circa quattro su 10 in Sicilia, Campania e Calabria erano senza lavoro: uno dei dati peggiori in Ue. I tassi di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni nelle tre regioni italiane erano tra i 10 più alti dell’Unione (rispettivamente 40%, 38% e 37%) ma in leggero calo dal 2020.
Orlando, Strage Portella della Ginestra ancora senza verità
“La strage di Portella fu il primo esempio di strategia della tensione in Italia e rappresentò il tentativo da parte del sistema politico-criminale-mafioso di destabilizzare la nostra democrazia. Oggi a distanza di 75 anni di distanza da quell’eccidio mancano ancora una verità storica e giuridica”.
Lo afferma il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando in occasione del 75 anniversario della strage di Portella della Ginestra.
“Un vuoto – sottolinea Orlando – che mortifica i diritti per la cui difesa, come fecero i rappresentanti dei braccianti, i dirigenti sindacali e gli esponenti della sinistra che a Portella festeggiavano il Primo maggio, dobbiamo continuare a lottare: i diritti previsti dalla Carta Costituzionale tra questi il diritto al lavoro sancito dalla nostra Costituzione e soprattutto il diritto alla pace, oggi purtroppo mortificato da una guerra assurda”.
Coldiretti, gite e pic-nic per un italiano su tre
Oltre un italiano su tre (36%) ha scelto di trascorrere il primo maggio fuori casa all’aperto in città o con una gita fuori porta, anche con il classico picnic nel verde nel rispetto della tradizione, al mare, in montagna, in campagna dove il tempo ha tenuto.
E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè divulgata in occasione della Festa del lavoro.
La maggiore sensibilità ambientale, nata dopo le limitazioni e i lockdown a causa della pandemia, ha portato, infatti, – sottolinea la Coldiretti – alla riscoperta della vacanza “a chilometro zero”, spesso con luoghi da raggiungere in giornata. Non manca un 10% che ha deciso di trascorrere la ricorrenza assieme a parenti e amici, dopo due anni di “astinenza” dalla convivialità a causa delle necessarie misure di restrizione per il Covid, oltre a una minoranza che visiterà musei o prenderà parte a feste, celebrazioni o concerti, secondo Coldiretti/Ixè. Ma ci sono anche 1,5 milioni di italiani che – precisa la Coldiretti – non si sono accontentati della gita fuori porta ma hanno colto l’occasione per fare una vera e propria vacanza. Non solo relax ma anche gastronomia per la Festa del lavoro, con grandi protagonisti gli agriturismi lungo lo Stivale, scelti da 250mila italiani secondo Campagna Amica Terranostra, per passare la ricorrenza a tavola all’insegna della buona cucina e dei sapori tradizionali. Su tutto vince il tradizionale abbinamento fave e pecorino che è immancabile sulle tavole nel Lazio, ma anche in Umbria, Abruzzo, Marche e Molise. In Liguria si è affermata la variante di fave e salame, mentre in Veneto non possono mancare i vovi (precedentemente bollite con cipolla, malva o ortica per colorarne il guscio) con gli sparasi (asparagi) mentre in Romagna la piadina con il formaggio squacquerone ed i panini variamente imbottiti sono diffusi ovunque. In Sardegna non si rinuncia al tradizionale porceddu allo spiedo mentre in tutto il sud una vera festa all’aperto che si rispetti contempla sempre una buona frittata di maccheroni e una teglia di pasta al forno arricchita con polpettine, salame e mozzarella. In Sicilia invece un bel pic nic prevede sempre il tipico pane cunzato con acciughe, olio sale origano e pomodoro. Molto gettonato anche il barbecue – continua la Coldiretti – sia che si predispongano grigliate di carne, di pesce o di verdure, anche grazie ai kit proposti nei mercati contadini di Campagna Amica.