Che valutazioni trae da queste dichiarazioni autorevoli di mons. Nunzio Galantino, amministratore del patrimonio Vaticano: “Una nuova Dc purchè sia laica” pronunciate nella giornata conclusiva del Festival della Dottrina sociale.
“Un soggetto politico – ha precisato il prelato – che deve però nascere dal basso, che non cerchi un’impossibile legittimazione da preti e vescovi («una simile benedizione sarebbe la morte di qualsiasi iniziativa») ma metta insieme forze che già ci sono e si conoscono e che oggi marciano separate. Non è una mera questione di rappresentanza. Occorre farsi carico di elaborare la complessità, per sfuggire alla tenaglia delle curve contrapposte che azzerano lo spazio di dibattito sui temi etici (il ddl Zan, il fine vita) e non solo. La necessità di fare i conti con la società terremotata dal virus e le sfide nuove del mondo post-pandemico”.
“Le dichiarazioni di mons. Nunzio Galantino sono una esortazione alla ricomposizione dell’area moderata. Un soggetto politico, così come lui consiglia, che debba nascere dal basso e non possa e non debba essere una riunione di vertici che determinano la nascita di un nuovo soggetto politico. Condivido totalmente la presa di posizione di mons. Galantino, è una esortazione che faccio mia anche se ormai è già quasi un anno che lo dico, dovunque io vada, per far nascere la Democrazia cristiana, la Dc che vogliamo deve essere Democrazia cristiana nuova, una Democrazia cristiana che non deve essere dettata dalla volontà di qualche parlamentare o assessore o da qualche riunione ma una democrazia cristiana che deve essere voluta e riconosciuta dagli elettori. Abbiamo detto, e lo abbiamo fatto, che riportare la dc nella scheda elettorale sarebbe stata una possibilità per chi avesse voluto votare una idea, di votare con un voto ideale, di scegliere un partito di valori. Dovunque l’abbiamo proposta abbiamo avuto ottimi risultati. Quindi le cose dette da mons. Galantino sono assolutamente importanti perché ci sta dicendo che siamo sulla buona strada e ci esorta ad andare avanti”.
Possiamo iniziare dal logo detenuto dall’on. Rotondi, se non sbaglio?
“Il logo della Dc non è detenuto dall’on. Rotondi. Discutendo con lui avremmo già trovato la soluzione e la possibilità di utilizzarlo. Il logo è conteso da più presunti partiti che dichiarano di esserne i possessori. Invece la scritta “Democrazia cristiana” è in possesso del partito che io sto portando avanti tanto che l’abbiamo potuto utilizzare nelle competizioni amministrative di Favara, per esempio, anche Caltagirone, anche Giarre, anche San Cataldo dove c’era la proporzionale anche se abbiamo dovuto sostituire lo scudo crociato con la bandiera crociata che fu il primo simbolo del partito popolare di Luigi Sturzo. Chissà, se magari dopo le esortazioni di mons. Galantino qualcuno trovi le ragioni per mettere insieme non soltanto la volontà di parlare agli elettori ma anche la possibilità di trovare un accordo e riutilizzare per intero la democrazia cristiana come scritta e simbolo dello scudo crociato. Intanto il partito che io rappresento con la bandiera crociata è quello che in questo momento le leggi ci consentono di utilizzare e comunque con questo simbolo noi ci presenteremo per il rinnovo del parlamento regionale”.
Da questa prima uscita elettorale che valutazioni trae e soprattutto che qualità di testimonianza è venuta fuori?
“Abbiamo istituito prebende, non abbiamo fatto promesse, non abbiamo fatto clientele. Abbiamo spiegato le ragioni ideali e quanto per noi fosse importante la politica dei valori, a difesa della famiglia, dell’accoglienza, del lavoro. Il voto che abbiamo ricevuto è stato un voto intriso di fiducia nei nostri candidati che hanno avuto la passione, la forza, il coraggio e il rigore morale di portare le loro esperienze nella campagna elettorale e dentro le istituzioni. Valutazione che riguarda la partecipazione non soltanto di tanti già democristiani che avevano conosciuto e già votato la Democrazia cristiana ma soprattutto di tantissimi giovani e tantissime donne che non avevano vissuto l’era democristiana e che ne avevano sentito parlare nelle famiglie, nelle realtà dove si parla della politica vera, quella di don Sturzo, De Gasperi, Alessi, Moro. Queste persone si sono avvicinate per la prima volta alla Dc e ne hanno fatto proprio l’ideologia, l’impegno della dottrina sociale della Chiesa e hanno portato questo messaggio nelle case e gli elettori ci hanno creduto. Queste valutazione credo siano quelle che, in assoluto, ci danno più respiro per continuare a far crescere il partito e farlo diventare il partito della gente, il partito dei valori”.
Le prime cronache anche frettolose fanno pensare che una congerie di “sigle-partito” (ma lo ritengo un eufemismo) vogliano aggiungersi alla nuova Dc. Se lei ricevesse un hashtag del tipo “toto’staisereno”, saprebbe subito identificarlo e trarne le conseguenze visto le “stilettate” che ci ha raccontato la cronaca diventata storia?
“Non sono interessato ad una congerie di sigle di partito. Sono interessato a rifare la Dc e chiedere ai tanti democristiani che ci sono in Sicilia di tornare alla “casa del padre” . Sono interessato a suscitare i sentimenti di tanti moderati che la Dc non l’hanno conosciuta ma che nella Dc oggi ritroverebbero la possibilità di un partito di valori, la loro casa. Sono interessato a stimolare le emozioni di tanti che oggi sfiduciati da una politica, non vanno più a votare, per poter fare con loro un percorso politico che ridia loro fiducia nelle istituzioni e consenta loro di scegliere un partito che possa rappresentare le loro istanze e i loro bisogni. Sono interessato a che la gente di buon senso che ha a cuore i valori veri sappia combattere per tornare protagonisti nella società, nella politica, nelle istituzioni. Insieme per fare vincere le cose che contano”.
Lei ricorderà senz’altro che alcuni decenni fa l’on. Buttiglione fu snobbato quando volle ricordare in Parlamento europeo “le radici cristiane dell’Europa”. Personalmente ho il ricordo di una intervista a Massimo D’Alema che con la sua solita mutria alla domanda (tra l’altro) sulle “radici” mi fece rispondere dalla sua segretaria (conservo ancora la mail) che il presidente di “Italiani-Europei”era molto impegnato con la sua Fondazione. In questi giorni viene fuori la cancellazione della parola “Natale”. Non pensa che all’Europa manchi un po’ di lealtà intellettuale? Anche. Mi sarei aspettato reazioni più decise.
“Lo ricordo perfettamente perché ero segretario del Partito nazionale quando l’on. Rocco Buttiglione fu designato commissario nella Commissione parlamentare e fu bocciato perché non ha voluto rinunciare e tradire le radici cristiane dell’Europa. Ha rinunciato al grande ruolo politico perché ha difeso le sue scelte, la sua storia, perché ha difeso la verità. Verissimo che l’Europa nasca da radici cristiane ed è assolutamente incredibile come questa classe dirigente d’Europa non abbia voluto ascoltare le ragioni di una persona che ha voluto ribadire la verità delle radici cristiane dell’Europa. Buttiglione non rinunciò con grande dignità a quella verità fino al punto che fu bocciato e non si potè insediare nella Commissione europea. Ancora qualche giorno fa una incredibile presa di posizione strumentale e fuori da ogni contesto politico chiedeva di non usare la parola “Natale” per gli auguri di questo santo Natale che arriva. Per fortuna c’è stata una reazione indignata, ha evitato che questa porcheria non diventasse una scelta per l’Europa. Rinunciare alla nostra cultura parlando del Natale deve essere importante per garantire le libertà degli altri, liberta di tutti perché ognuno ha consapevolezza del proprio essere, del proprio credere e dei propri valori. Impossibile rinunciare alle proprie libertà per una presunta violazione delle libertà degli altri che poi libertà non sono degli altri. Oggi l’Europa ha avuto più coraggio e ha difeso le sue prerogative, allora nessun partito alzò la voce per difendere Buttiglione. Altri, ricordo, si negarono al telefono, altri addirittura consigliarono Buttiglione di rinunciare alla propria verità. Questa è la storia di un paese che dimentica quali sono le sue radici. La Dc che vogliamo ricostruire parte dalle sue radici che vuole rivendicare con forza e con forza vuole proporre agli elettori perché non si costruisce il proprio futuro se non si ha la forza e il coraggio di difendere il proprio passato”.
L’Europa del Big-Pharma lascia il Congo, per esempio, con lo 0,1 di vaccinati. Il suo Burundi come è messo?
“La campagna di vaccinazione nei paesi africani è pressocchè vicino allo zero. Questo è il dato che Big Pharma lascia nel paese del Congo e questo purtroppo è quello che sta succedendo in Burundi dove magari ci sarebbe la possibilità di vaccinare ma mancano le strutture e le possibilità. Per sconfiggere il Covid occorre avere la consapevolezza che bisogna pretendere le vaccinazioni in tutti i paesi. Proprio adesso che stiamo parlando delle nuove varianti del Covid, come l’omicron, faremmo bene a prendere tutte le precauzioni possibili nei nostri paesi ma nessuna precauzione sarà esaustiva fin quando non allontaneremo da noi l’egoismo che per adesso umilia molte popolazioni laddove non si hanno disponibilità economiche. Se vogliamo fare una lotta giusta e di prevenzione al Covid la vaccinazione normale è un imperativo categorico senza di questa il rischio delle mutazioni genetiche e delle varianti saranno sempre più pericolose”.
Si avvicina come una tromba d’aria l’elezione del Presidente della Repubblica. A mio parere dovrebbe essere un evento felicemente solare. Democrazia più che incompiuta la nostra?
“L’Italia negli ultimi mesi ha riguadagnato ruolo e credibilità in Europa e nel mondo. Questo percorso è iniziato e non deve essere interrotto. Questo percorso abbiamo il dovere e i partiti hanno il dovere nella scelta che possa continuare affinchè il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo possa alimentare la crescita e lo sviluppo del nostro paese e creare nuove occasioni di sviluppo, di lavoro, la serenità del sistema sociale e la vivibilità ambientale di cui non si potrà più fare a meno. Speriamo che l’appello nel nome di un paese che ha bisogno di tutti possa essere da tutti accolto e rispettato”.