Mafia, sindaco di Palermo: “Ricordo Impastato è inno a libertà”

Redazione

| Pubblicato il lunedì 09 Maggio 2022

Mafia, sindaco di Palermo: “Ricordo Impastato è inno a libertà”

di Redazione
Pubblicato il Mag 9, 2022

“L’esperienza umana e culturale di Peppino Impastato è un invito a tutti a rifiutare i condizionamenti criminali. E’ un inno alla libertà, al recupero della dignità umana. La storia di Impastato ci ha insegnato, anche, a non smettere mai di cercare la verità, a lottare per ottenerla”.

Lo afferma il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando in ricordo del militante di Democrazia proletaria, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.

“Una verità che per troppo tempo è stata allontanata da un depistaggio ordito da pezzi dello Stato. – aggiunge – Impastato pagò con la vita l’avere sfidato la mafia in un territorio in cui si era stabilito un sistema di relazioni tra apparati dello Stato e mafiosi che governavano la Sicilia. La sua figura rimane un punto di riferimento per quanti hanno scelto di schierarsi contro la mafia e i suoi legami con la politica, facendo scelte di rottura senza compromessi”.

“Il recupero del casolare dove fu ucciso è – osserva – un ulteriore contributo alla gratitudine e all’ammirazione da parte di tutti e uno stimolo anche di conoscenza dell’impegno per i diritti delle future generazioni”.

Quella mattina del 9 maggio 1978 furono due le notizie che, da quel momento, rimasero impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori. A Roma, all’interno di una Renault 4 rossa, fu ritrovato il corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro mentre, a Cinisi, il corpo di Peppino Impastato fu rinvenuto massacrato da un’esplosione lungo i binari della ferrovia. La morte dell’onorevole Moro rappresentò il primo grande attacco armato a una nazione che stava cercando la collaborazione non schematizzata dalle logiche di partito tra l’allora Democrazia Cristiana e le forze di sinistra. Il suo corpo esanime fu il segnale di cosa si sarebbe potuto fare e di ciò che, in Italia, non si voleva che avvenisse, l’avvento di una democrazia riformista. A Cinisi invece un ragazzo di nome Peppino, che aveva dileggiato la mafia e i mafiosi, fu punito con la morte non solo per il suo pensiero e il suo operato ma sperando che l’esempio fosse un monito per quanti volevano affrancarsi dal malaffare e dal potere mafioso”. Così in una nota la candidata a sindaco di Palermo, Rita Barbera.

“Entrambi seppur diversi tra loro – prosegue – devono essere fonte d’ispirazione per tutte le cittadine e i cittadini che si impegnano a vario titolo e nei servizi pubblici, al fine di una lotta costante contro tutte le mafie e la loro infiltrazione nell’economia sana e nella pubblica amministrazione”, conclude la Barbera.

di Redazione
Pubblicato il Mag 9, 2022


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