Mafia e droga, 64 indagati nell’inchiesta “Ianus”

Redazione

| Pubblicato il martedì 08 Ottobre 2024

Mafia e droga, 64 indagati nell’inchiesta “Ianus”

Avviso di conclusione indagini nei confronti di 64 persone coinvolte a vario titolo nella maxi inchiesta “Ianus”
di Redazione
Pubblicato il Ott 8, 2024

La Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ha notificato l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 64 persone coinvolte a vario titolo nella maxi inchiesta “Ianus”, l’operazione che sette mesi fa portò alla luce la riorganizzazione di Cosa nostra gelese e un fiorente traffico di sostanze stupefacenti in mezza Sicilia. Sono diversi gli agrigentini coinvolti, tra “vecchie” e “nuove” conoscenze del panorama criminale, finiti nel recente passato al centro di inchieste antidroga. Tra gli indagati, inoltre, compare anche il consigliere e vicepresidente del consiglio comunale di Canicattì, Giuseppe Alaimo. La contestazione nei confronti del giovane politico, in quota Democrazia Cristiana, è traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Alaimo è cugino di Gioacchino Giorgio, già coinvolto nell’inchiesta Hybris, anche lui tra gli indagati. I fatti contestati risalgono al 2019. Il vicepresidente del consiglio comunale di Canicattì è accusato di aver acquistato cocaina, al fine di farne cessione a terzi, da Mirko Rapisarda (considerato il tramite del clan Rinzivillo con quello catanese dei Cappello) e Giuseppe Pasqualino, considerato il luogotenente del nuovo reggente del clan Rinzivillo, Giuseppe Tasca. Gli altri agrigentini coinvolti nell’inchiesta sono Gianluca Attardo, 43 anni, di Agrigento; Diego Milazzo, 30 anni, di Canicattì; Loredana Marsala, 43 anni, di Canicattì; Morena Milazzo, 39 anni, di Canicattì; Diego Milazzo, 41 anni, di Canicattì; Ignazio Agrò, 66 anni, di Racalmuto, e Giuseppe Terrasi, 46 anni, di Agrigento (difesi dagli avvocati Calogero Meli, Giuseppe Barba, Gioacchino Mulè, Giuseppe D’Acquì, Salvatore Pennica, Ninni Giardina, Giovanni Salvaggio, Antonio Montana, Paolo Ingrao, Teresa Alba Raguccia).

TUTTI GLI INDAGATI

Giuseppe Tasca, 52 anni, di Gela; Ignazio Agrò, 65 anni, di Racalmuto; Alberto Vincenzo Alabisio, 25 anni, di Gela; Giuseppe Alaimo, 30 anni, di Canicattì; Massimiliano Astuti, 40 anni, di Gela; Gianluca Attardo, 43 anni, di Agrigento; Salvatore Azzarelli, 27 anni, di Gela; Giuseppina Bonanno, 58 anni, di Gela; Giuseppe Borgese, 28 anni, di Cinquefondi; Salvatore Castorina, 41 anni, di Catania; Giuseppe Benedetto Curvà, 38 anni, di Gela; Pasquale Alberto Di Dio, 31 anni, di Vittoria; Crocifisso Di Gennaro, 43 anni, di Gela; Giacomo Di Noto, 43 anni, di Gela; Giuseppe Domicoli, 35 anni, di Catania; Graziana Domicoli, 33 anni, di Catania; Maurizio Domicoli, 58 anni, di Gela; Vincenzo Donzella, 38 anni, di Gela; Ivan Buritica Escobar, 31 anni, colombiano; Dario Gagliano, 34 anni, di Gela; Gioacchino Giorgio, 38 anni, di Licata; Rosario Greco, 56 anni, di Gela; Rocco Grillo, 32 anni, di Gela; Manuel Ieva, 43 anni, di Gela; Giuseppa Lauretta, 52 anni, di Gela; Angelo Lorefice, 35 anni, di Vittoria; Daniele Mangiagli, 38 anni, di Catania; Luca Marino, 42 anni, di Catania; Loredana Marsala, 43 anni, di Canicattì; Vincenzo Mazzola, 24 anni, di Palermo; Salvatore Mezzasalma, 58 anni, di Gela; Diego Milazzo, 40 anni, di Canicattì; Diego Milazzo, 30 anni, di Canicattì; Morena Milazzo, 38 anni, di Canicattì; Orazio Montesserato, 33 anni, di Vittoria; Salvatore Nocera, 36 anni, di Gela; Hassan Omar, 38 anni, residente a Canicattì; Nicola Palena, 43 anni, di Gela; Fabio Palumbo, 45 anni, di Gela; Emanuele Pantano, 41 anni, di Ficarazzi; Andrei Pascal, 39 anni, residente a Canicattì; Giuseppe Pasqualino, 31 anni, di Gela; Emanuele Alessandro Pellegrino, 34 anni, di Gela; Alessandro Peritore, 32 anni, di Gela; Orazio Calogero Peritore, 40 anni, di Gela; Antonio Rapicavoli, 47 anni, di Catania; Mirko Rapisarda, 42 anni, di Gela; Dario Rinzivillo, 37 anni, di Vittoria; Giovanni Rinzivillo, 36 anni, di Gela; Rocco Rinzivillo, 46 anni, di Gela; Samuele Rinzivillo, 41 anni, di Gela; Vincenzo Romano, 37 anni, di Gela; Vincenzo Scerra, 28 anni, di Gela; Carmelo Scilio, 50 anni, di Catania; Filippo Scordino, 35 anni, di Catania; Giovanni Giuliano Scordino, 28 anni, di Catania; Luigi Scuderi, 36 anni, di Catania; Giuseppe Sicurella, 24 anni, di Catania; Giuseppe Sinatra, 29 anni, di Vittoria; Antonio Solazzo, 36 anni, di Belmonte Mezzagno; Salvatore Taormina, 52 anni, di Belmonte Mezzagno; Giuseppe Terrasi, 45 anni, di Agrigento; Mario Tomaselli, 68 anni, di Catania; Giuseppe Verdelli, 47 anni, di Palermo.

LE INDAGINI

 Secondo l’ordinanza del G.I.P sussistono gravi indizi per affermare, allo stato, quanto segue. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra). L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, S.I.S.C.O. Caltanissetta e Commissariato di P.S. di Gela – ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. In dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana.  Ciò è stato ricostruito in forza delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente del tipo marijuana; inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2  kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici. Durante l’attività investigativa emergeva la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, facevano brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate. Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.

di Redazione
Pubblicato il Ott 8, 2024


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