Mafia, confiscati 100 milioni di euro al “re dei detersivi”

Redazione

| Pubblicato il giovedì 14 Aprile 2022

Mafia, confiscati 100 milioni di euro al “re dei detersivi”

di Redazione
Pubblicato il Apr 14, 2022

Beni per 100 milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore 66enne Giuseppe Ferdico, leader in provincia di Palermo nel settore della grande distribuzione dei prodotti per la casa e l’igiene, ritenuto contiguo alla mafia. Passano allo Stato le quote societarie di sei imprese nel settore della grande distribuzione di detersivi, proprietarie di quattro complessi immobiliari a destinazione commerciale (ipermercati) e industriale (centro distribuzione merci), con sedi a Palermo e Carini; quattro conti correnti, 13 terreni, 16 appartamenti a Palermo, due ville di lusso a Tommaso Natale e Sferracavallo. Il provvedimento della Sezione Misure di prevenzione del tribunale, emesso su richiesta della procura e’ divenuto irrevocabile con sentenza della Cassazione.

Giuseppe Ferdico

Le indagini eseguite tra il 2006 ed il 2008 dagli specialisti del Nucleo di Polizia economico-finanziaria-Gico avrebbero accertato la sua contiguita’ a Cosa nostra, in particolare alle famiglie mafiose di Acquasanta e San Lorenzo. Ad aggravare la sua posizione le dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia, nonche’ le risultanze della corrispondenza sequestrata in occasione degli arresti dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.

Assolto nel primo grado di giudizio, Ferdico e’ stato condannato in appello alla pena di 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (a seguito del ricorso in Cassazione, la Suprema Corte ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello, che non si e’ ancora pronunciata). Secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia avrebbe utilizzato, nella gestione della sua attivita’ di commercializzazione di detersivi, anche risorse finanziarie di Claudio Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore, e di altri esponenti del mandamento di San Lorenzo; si sarebbe interposto nella titolarita’ di immobili ad uso commerciale, in realta’ riferibili alla famiglia mafiosa di Carini; avrebbe immesso nelle proprie societa’ 400 milioni di lire riconducibili alla famiglia dell’Acquasanta; sarebbe stato, fin dagli albori della sua iniziativa imprenditoriale, “a disposizione” di Cosa nostra, garantendo ritorni economici e assunzioni a familiari di affiliati; grazie ai suoi rapporti con i clan, avrebbe potuto espandersi economicamente nei territori da esse controllate. Inoltre, all’arresto di Provenzano e dei Lo Piccolo furono trovati dei ‘pizzini’ il cui contenuto avrebbe avvalorato la contiguita’ del Ferdico con la mafia, a cui garantiva posti di lavoro e corrispondeva periodicamente ingenti somme di denaro a titolo di ripartizione degli utili. Gli approfondimenti hanno fatto emergere, a partire dalla seconda meta’ degli anni novanta, l’immissione di capitali nelle aziende dell’imprenditore e dei suoi familiari e uno sviluppo imprenditoriale significativo proprio nelle aree territoriali di riferimento delle famiglie mafiose ritenute vicine. Nel 2012 la Sezione Misure di prevenzione, giudico’ l’imprenditore soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al gruppo mafioso in ragione di radicate relazioni con esponenti di vertice dell’organizzazione e, per questo, dispose il sequestro dell’intero patrimonio.

di Redazione
Pubblicato il Apr 14, 2022


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