La polizia diffonde l’identikit del boss Motisi, l’ultimo latitante di Cosa nostra

Redazione

| Pubblicato il venerdì 19 Aprile 2024

La polizia diffonde l’identikit del boss Motisi, l’ultimo latitante di Cosa nostra

Giovanni Motisi, condannato all'ergastolo, soggetto apicale del mandamento mafioso di “Pagliarelli”, è ricercato dal 1998
di Redazione
Pubblicato il Apr 19, 2024

La Polizia di Stato diffonde il nuovo identikit di Giovanni Motisi, latitante dal 1998, inserito nell’elenco dei latitanti di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Giovanni Motisi è l’ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di cosa nostra.Proseguono senza sosta le indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo finalizzate al rintraccio e cattura di Giovanni Motisi. Per tale scopo, vengono adoperate anche le più moderne tecnologie investigative, tra cui quella della rielaborazione della fisionomia del volto con il sistema “Age progression”. La tecnica Age progression consistente nell’invecchiamento fisionomico progressivo, partendo dalla studio e dall’attualizzazione di alcuni specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato.

Sfruttando le professionalità e le avanzate tecnologie del Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato, sono state “rivisitate” ed attualizzate alcune immagini del latitante, risalenti agli anni ’80 ed alla fine degli anni ’90.Tale attività tecnica ha consentito di realizzare un prototipo con alcune possibili variazioni degli attuali connotati del viso del latitante Giovanni Motisi. Si tratta di un ulteriore tentativo di stringere il cerchio delle indagini per arrivare alla cattura del pericoloso latitante.Il nuovo identikit agevolerà il lavoro degli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, ma potrà servire anche a sollecitare la collaborazione dei cittadini. 

Giovanni Motisi, soggetto apicale del mandamento mafioso di “Pagliarelli”, sottrattosi alle ricerche dell’Autorità giudiziaria già dal 1993, è ricercato dal 1998 anche in ambito internazionale. Condannato all’ergastolo e destinatario di conseguente ordine di carcerazione, è ritenuto responsabile, con sentenze definitive, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, strage, porto e detenzione abusiva di armi da guerra, incendio doloso, estorsione ed altro, ed è inserito nell’elenco dei latitanti di Massima pericolosità, facenti parte del “Programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Di professione pasticciere presso il noto ritrovo di Palermo denominato “Baby Luna”, nel corso della sua storia criminale, Motisi si è distinto per la sua adesione all’ala stragista corleonese di cosa nostra ed era riconosciuto come un killer pericoloso e spietato. Motisi, oltre all’acclarata adesione a cosa nostra, è stato condannato per l’omicidio del 5 luglio 1989 avvenuto in pregiudizio di Puccio Antonino, fratello di Puccio Vincenzo, quest’ultimo ucciso in carcere pochi mesi prima ad opera di Giuseppe Marchese, in quanto ritenuti appartenenti ad una famiglia ostile all’ascesa criminale del Totò Riina. Ma soprattutto, egli è stato riconosciuto colpevole, con sentenza definitiva, del duplice omicidio, consumato a Palermo il 06 agosto 1985, del vice questore aggiunto dr. Antonino Cassarà, dirigente della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo, e dell’agente di scorta Roberto Antiochia. Giovanni Motisi. 

Motisi Giovanni, considerata la sua storica e documentata collocazione nel gotha mafioso del capoluogo siciliano unitamente alla sua militanza “militare” in seno ad uno dei più potenti mandamenti mafiosi quale quello di “Pagliarelli” – diretta propaggine sul territorio della più ampia consorteria facente capo ai “corleonesi” di Totò Riina – ha intrecciato uno strettissimo rapporto con esponenti apicali del panorama mafioso di Palermo. Al riguardo, nella sentenza nr. 5/2000 emessa dalla Corte di Assise di Palermo, Motisi Giovanni veniva indicato non solo come affiliato a “Cosa Nostra”, ma anche come quale esperto di armi nonché “killer” risoluto ed affidabile a disposizione dell’organizzazione criminale. Nella summenzionata sentenza, peraltro, a riprova delle specifiche attitudini militari del Motisi, viene riportato un episodio in cui l’utilizzo di un bazooka a disposizione del sodalizio mafioso di riferimento, arma micidiale per la quale l’odierno ricercato era stato delegato ad effettuare dei test, sarebbe servita per preparare un attentato al Magistrato Giovanni Falcone. Infine, il suo ruolo trova puntuale conferma nell’operazione “Gotha”, svolta dalla Squadra Mobile della Questura di Palermo, evidenziando come il noto Antonino Rotolo avesse deciso di concedere il benestare alla separazione della consorte del Motisi da quest’ultimo, in forza dei forti legami di “comparato” intessuti con la famiglia della donna.

di Redazione
Pubblicato il Apr 19, 2024


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