La Guardia di finanza di Enna ha eseguito nei giorni scorsi una confisca di beni nei confronti di un imprenditore di Regalbuto, coinvolto nel processo “Iblis” e già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, in seguito condannato dal Tribunale di Enna per inosservanza della normativa antimafia.
La confisca, in questo caso, seguita alla condanna ad un anno e sei mesi di reclusione e 9.000 € di multa, ha riguardato 13 fabbricati (8 appartamenti, 3 autorimesse, 2 fabbricati a destinazione produttiva) e 105 ettari di terreno situati nel territorio delle Province di Enna e di Catania, oltre a denaro per circa € 51.000,00 depositato su un conto corrente bancario.
Con quest’ultima sentenza di condanna, divenuta definitiva dopo la conferma da parte della Corte di Cassazione, il predetto Tribunale si era, infatti, pronunciato anche per la confisca dei beni dell’interessato che i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Enna, già nel corso delle indagini preliminari, avevano cautelato con un sequestro preventivo su delega della Procura della Repubblica di Enna.
L’imprenditore era stato denunciato nel 2019 dalle Fiamme gialle ennesi al termine di una attività di investigazione, analisi e monitoraggio delle banche dati disponibili, che aveva fatto emergere il mancato rispetto dell’obbligo imposto dalla legge antimafia, alle persone sottoposte a misure di prevenzione personali, di comunicare alla Guardia di Finanza le variazioni del proprio patrimonio intervenute nei dieci anni successivi all’applicazione della misura di prevenzione.
L’uomo, infatti, avendo effettuato operazioni immobiliari a favore di un suo familiare per un valore complessivo di circa 630.000 €, ovvero notevolmente superiore alla soglia d’obbligo prevista dalla legge di 10.000 €, non aveva informato entro i successivi 30 giorni il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza competente sulla provincia di residenza.
Il denaro e tutti i beni confiscati, quindi, sono definitivamente transitati nel patrimonio dello Stato, che potrà ora destinarli ad un effettivo riutilizzo sociale, a conferma del costante impegno della Guardia di Finanza nel monitoraggio dei flussi finanziari e nell’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, al fine di intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale per salvaguardare imprese e cittadini onesti.