Colpo al mandamento mafioso di Trapani, 21 arresti

Redazione

| Pubblicato il martedì 24 Ottobre 2023

Colpo al mandamento mafioso di Trapani, 21 arresti

Operazione antimafia contro le famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani
di Redazione
Pubblicato il Ott 24, 2023

La Direzione Investigativa Antimafia, la Polizia di Stato di Trapani ed il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani hanno dato esecuzione a Ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della corrispondente Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, con la quale sono state disposte 21 misure restrittive, di cui 17 in carcere e 4 ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute appartenenti alle famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani, che fanno capo al mandamento di “cosa nostra” del capoluogo trapanese. 

GLI ARRESTATI

Pietro Armando Bonanno, Trapani, 64 anni; Andrea Maurizio Buzzitta, Erice, 55 anni; Giuseppe Costa, Custonaci, 60 anni; Santo Costa, Erice, 63 anni; Gaetano Gigante, Trapani, 65 anni; Luigi Grispo, 41 anni, Erice; Vittorio Giuseppe Grispo, 40 anni, Erice; Carlo Guarano, 57 anni, Custonaci; Andrea Intercola, 33 anni, Palermo; Francesco Lipari, Trapani, 63 anni; Paolo Magro, 59 anni, Custonaci; Giuseppe Maltese, 66 anni, Valderice; Vito Manzo 60 anni, Trapani; Giuseppe Maranzano, 59 anni Valderice; Vito Mazzara, 75 anni Custonaci; Roberto Melita, 57 anni, Trapani, Francesco Todaro, 68 anni. Ai domiciliari Gaetano Barone, 72 anni, Valderice; Mario Mazzara, 74 anni Custonaci; Mariano Minore, 71 anni, Trapani, Giuseppe Zichichi, 79 anni, San Vito Lo Capo.

I POLITICI COINVOLTI

C’è anche un ex vicesindaco di Custonaci (Trapani), tra gli arrestati nell’inchiesta della dda di Palermo che ha portato in carcere 21 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, estorsione e intestazione fittizia di beni. Si tratta di Carlo Guarano: secondo gli inquirenti sarebbe stato eletto con i voti dei clan costituendo un punto di riferimento in giunta per le cosche. “Ancora un ‘altra vita ha … altri cinque anni si deve… a lui…a lui in questi cinque gli è servito di fare scuola guida… ora deve portare la macchina..”, dicevano di lui due mafiosi intercettati parlando del ruolo che aveva avuto il politico nel favorire i loro affari e di quel che ancora avrebbe potuto fare. Indagato a piede libero l’ex sindaco di Custonaci Giuseppe Morfino.Oltre a Guarano e Morfino, ex vicesindaco ed ex sindaco di Custonaci, sono coinvolti nel blitz antimafia della dda di Palermo un ex assessore, Giovan Battista Campo, e un consigliere comunale di maggioranza in carica. A svelare i rapporti tra Guarano e i clan, oltre alle intercettazioni, sono state le rivelazioni di un altro ex esponente della Giunta che ha raccontato che la elezione dell’indagato era stata sostenuta dai boss Giuseppe Costa e Paolo Magro. Oltre a sovrintendere alle gestione illegale dei buoni spesa in favore delle persone segnalate da Cosa nostra, Guarano avrebbe spinto per l’assunzione del mafioso Costa in un cantiere lavoro del Comune di Custonaci da settembre a dicembre dell’anno 2020. Il 13 settembre 2021, inoltre, è stata registrata una conversazione di Guarano con altri due mafiosi, Mario Mazzara e Giovanni Marceca dalla quale emergono con chiarezza sia i rapporti personali tra i tre, sia gli interessi di Mazzara riguardo all’attività politica dell’ex vicesindaco. “Ormai l’ultimo… l’ultimo sacrificio e poi ritiriamo… – diceva – ci chiudiamo la campagna elettorale per sempre!……… certo anche per mantenere fede agli impegni che ci siamo presi qua noi….noi altri facciamo una bella squadra… ehhh… e dobbiamo comandare, avere un ruolo nel nostro piccolo”. E ancora il 21 settembre 2021 i tre discutevano di un affare relativo alla gestione di un supermercato grazie ad una variante del piano regolatore sul cambio di destinazione per alcuni terreni di proprietà della suocera di Costa.

LE INTERCETTAZIONI: “HO INCONTRATO MESSINA DENARO IN UNA GROTTA”

Rivela, non sapendo di essere intercettato, di aver incontrato Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Un vertice segretissimo che sarebbe avvenuto in una grotta. Protagonista del racconto, che rappresenta un capitolo dell’ultimo blitz antimafia della dda di Palermo, è Vito Manzo, arrestato oggi e già condannato per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, sarebbe affiliato alla “famiglia” di Valderice, centro del trapanese. Per ribadire la sua affidabilità e la fiducia che in lui riponevano i massimi vertici dell’organizzazione mafiosa, Manzo diceva: “io preciso, senza offesa, come si cammina io io so. Io come si cammina io so! Quello lì con questi occhiali che loro vanno cercando sempre di continuo (Messina Denaro ndr), dentro una grotta, mi ha detto a me, dice: ‘questa cosa! Va bene! ‘ Dopo che è sparito”. Millanterie o realtà? stanno cercando di accertarlo gli inquirenti.

Contestualmente sono scattate numerose perquisizioni anche nei confronti di ulteriori soggetti indagati a piede libero ed è stata altresì acquisita documentazione tecnico-amministrativa e contabile presso il Comune di Custonaci: tra gli arrestati figura un esponente di spicco della precedente giunta municipale custonacese, mentre un ex sindaco, un ex assessore e un consigliere comunale di maggioranza in carica, tutti indagati a piede libero, sono stati perquisiti.

L’operazione congiunta denominata “Scialandro”, durata due anni, cui hanno lavorato la D.I.A. di Palermo e Trapani, la Squadra Mobile della Questura di Trapani ed il Nucleo Investigativo di Trapani dell’Arma dei Carabinieri, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza per reati di natura associativa di stampo mafioso o comunque per delitti connotati dall’aggravante mafiosa.  

Nello specifico, le indagini hanno portato alla luce sinergie e rapporti opachi tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e le citate consorterie mafiose grazie ai quali queste ultime riuscivano ad imporre all’ente locale i nominativi dei beneficiari di contributi solidaristici per far fronte alle condizioni di disagio economico post-pandemico, nonché a pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona, una delle quali aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano allo scopo di consentirgli di beneficiare della semilibertà. 

di Redazione
Pubblicato il Ott 24, 2023


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