Cellulari e sim in carcere, 50 indagati: ci sono anche mafiosi e stiddari

Redazione

| Pubblicato il domenica 16 Ottobre 2022

Cellulari e sim in carcere, 50 indagati: ci sono anche mafiosi e stiddari

Anche un drone usato per far arrivare i cellulari
di Redazione
Pubblicato il Ott 16, 2022

Cinquanta detenuti del carcere di Bologna, tra cui presunti esponenti di cosa nostra, ndrangheta, camorra e stidda, sono indagati nell’ambito di una maxi inchiesta – coordinata dalla Dda del capoluogo emiliano – per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Per gli inquirenti avrebbero utilizzato cellulari e sim, introdotti illegalmente nella struttura penitenziaria, per ricevere ed effettuare chiamare dalle celle.

Il sostituto procuratore Roberto Cerrone ha notificato l’avviso di conclusione indagini e si appresta adesso a chiedere il rinvio a giudizio. Tra gli indagati ci sono anche due agrigentini. Si tratta di Antonino Chiazza, 53 anni di Canicattì, e Carmelo Nicotra, 40 anni di Favara. Chiazza è stato arrestato, ed è attualmente sotto processo, nell’ambito della maxi operazione Xidy sul mandamento mafioso di Canicattì. Nicotra è uno dei protagonisti della tristemente nota faida Favara-Liegi ed è stato condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi lo scorso giugno. Nicotra peraltro nel 2017 scampò miracolosamente ad un agguato nei suoi confronti a Favara non rivelando mai l’identità dei suoi attentatori e non collaborando mai con la giustizia. I fatti contestati risalgono tra ottobre 2021 e maggio 2022.

Carmelo Nicotra e Tonino Chiazza
Carmelo Nicotra e Tonino Chiazza

Tra gli indagati ci sono anche presunti affiliati a clan di ndrangheta e camorra come Oreste Fido, 60 anni di Napoli, ritenuto membro di peso del clan Mazzarella; Giuseppe Morabito, ritenuto vicino alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno; Salvatore Rispoli, 35 anni, ritenuto affiliato al clan camorristico Formicola; Orazio Lo Bianco, 48 anni di Vibo Valentia, arrestato nella maxi operazione contro la ndrangheta Rinascita Scott.

Gli indagati: Baftjar Abazi, 57 anni, nigeriano; Elisha Akioya, 37 anni nigeriano; Amine Mohamed Alaya, 28anni di Roma; Gennaro Aprea, 50 anni di Napoli; Kayhan Baran, 32 anni della Turchia; Hamza Ben Faleh, 35 anni, tunisino; Maria Tommaso Bertolino, 42 anni di Palermo; Diego Bocciero, 34 anni di Avellino; Francesco Candiloro, 43 anni di Polistena; Samuele Cannavò, 25 anni di Paternò; Antonio Carangelo, 36 anni di Capua; Antonio Casella, 45 anni di Napoli; Antonino Chiazza, 51 anni di Agrigento; Giacomo Chichello, 35 anni di Vibo Valentia; Harrison Compagni, 28 anni di Bologna; Giorgio Di Iorio, 28 anni di Bologna; Edi Ermezi, 38 anni, albanese; Oreste Fido, 60 anni di Napoli; Donato Gangale, 45 anni di Umbriatico; Salvatore Guarino, 73 anni; Andrit Haliti, 26 anni, albanese; Albano Hysesani, 50 anni, albanese; Simone Iacomino, 39 anni di San Giorgio a Cremano; Daniel Koci, 25 anni, albanese; Anteo Kosova, 24 anni, albanese; Orazio Lo Bianco, 48 anni di Vibo Valentia; Domenico Lucà, 50 anni di Rosarno; Andrei Luta, 38 anni, moldavo; Sultan Mehmood, 38 anni, pakistano; Francesca Modaffari, 37 anni di Domodossola; Carlo Monaco, 53 anni di Torre Annunziata; Giuseppe Morabito, 53 anni di Rosarno; Pasquale Moretti, 44 anni di Foggia; Carmelo Nicotra, 40 anni di Favara; Collins Okosun, 42 anni, nigeriano; Vasile Onu, 53 anni, rumeno; Enrico Palummo, 35 anni di Napoli; Antonino Pesce, 31 anni di Gioia Tauro; Salvatore Rispoli, 35 anni di Napoli; Rino Cristian Santaniello, 49 anni di Lecco; Simone Schingaro, 56 anni di Bari; Antonio Sentiero, 41 anni di Pompei; Yang Yong Shao, 34 anni, cinese; Ciro Terracciano, 57 anni di Cercola; Ciprian Ionut Tudor, 35 anni, rumeno; Mattia Vitellaro, 40 anni di Milano; Betim Zorjani, 38 anni, kosovaro; Hshim Zorjani, 20 anni di Bologna. 

Nel collegio difensivo gli avvocati: Salvatore Cusumano, Giovanni Lo Monaco, Chiara Belletti, Mauro Serpico, Massimo Fuzzi, Manuele Gabrielli, Paola Benfenati, Fausto Bruzzese, Massimo Cacciari, Donata Malmusi, Tiziana Zambelli, Antonio Cappuccio, Giancarlo Tunno, Roberto D’Errico, Matteo Murgo, Armando Veneto, Antonietta Madore, Salvatore Impradrice, Domenico Formica, Fabio Marfella, Bruno Salernitano. 

La vicenda venne scoperta nell’ottobre dello scorso anno quando, recita una nota ufficiale della Questura di Bologna, “Nell’ambito di mirati servizi avviati d’intesa con la Procura della Repubblica di Bologna, volti a contrastare il rischio di introduzione all’interno di istituti carcerari di vari apparecchi di comunicazione telefonica la Squadra Mobile acquisiva notizia dell’arrivo dall’estero in questo capoluogo di un cittadino straniero incaricato di introdurre abusivamente presso la locale Casa circondariale, per il tramite di un drone radiocomandato, più apparati telefonici destinati a consentire ai detenuti l’intrattenimento di contatti anche di natura telematica, in violazione alle disposizioni legislative in materia.

Informata immediatamente l’Autorità Giudiziaria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia e la collaborazione di personale della locale Polizia Penitenziaria, venivano quindi implementate una serie di ulteriori attività fra cui l’intensificazione delle azioni di vigilanza interna ed il tempestivo avvio di una continuativa attività di sorveglianza discreta dell’uomo, grazie alla quale risultava possibile giungere alla sua identificazione, individuare la struttura ricettiva cittadina nella quale aveva preso alloggio, nonché  l’autovettura in sua disponibilità. Tale persona, costantemente monitorata da più unità operative della Polizia di Stato, effettuava alcuni significativi e riservati sopralluoghi presso la struttura carceraria raggiungendo con una valigia antiurto, ritenuta contenere il velivolo, le aree campestri confinanti con il lato nord-est, al ritenuto scopo di procedere alle ultime operazioni di verifica dei luoghi e delle condizioni metereologiche. Ritenuto dunque ormai imminente il tentativo di perfezionare l’introduzione dei dispositivi presso l’Istituto penitenziario, d’intesa con la competente A.G. personale della Squadra Mobile interveniva nella adiacente via del Gomito procedendo al fermo ed al controllo del cittadino albanese,30 anni, e verificando così le ipotesi investigative: le operazioni di perquisizione, estese alla sua autovettura ed alla struttura ricettiva nella quale era alloggiato, consentivano infatti di rivenire e sottoporre a sequestro un drone professionale per volo teleguidato provvisto di 4 batterie di ricambio, fotocamera ad alta definizione, sistema di controllo remoto e dispositivo elettromeccanico di sgancio, un tablet di ultima generazione, molteplice materiale specifico per imballaggio avvolgente antiurto e fascette autobloccanti, 2 smartphone I-Phone, 3 microtelefoni di piccole dimensioni, tutti provvisti di cavi di alimentazione, nr. 4 sim-card Lycamobile.

Adesso il provvedimento di chiusura indagini.

di Redazione
Pubblicato il Ott 16, 2022


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