Nella mattinata di oggi, le Fiamme Gialle del Comando provinciale di Palermo e personale della Polizia federale brasiliana hanno dato corso – congiuntamente in Italia e Brasile – a un’operazione antimafia su larga scala, disposta dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Palermo e dal 2° Tribunale Federale del Rio Grande Do Norte (Brasile).
In particolare, l’Autorità giudiziaria estera ha ordinato l’arresto di un imprenditore originario di Bagheria (PA), Giuseppe Bruno, da tempo trasferitosi a Natal (Brasile), unitamente al sequestro di disponibilità finanziarie per un valore di 50 milioni di euro, nonché dei beni mobili e immobili riconducibili a 17 soggetti, tutti indagati, e a 12 società operanti nel settore immobiliare, edile e ristorativo. Contestualmente, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha delegato l’esecuzione di 21 perquisizioni sia in territorio nazionale (Sicilia, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Veneto), che all’estero (Brasile e Svizzera), presso abitazioni, sedi societarie e studi professionali.
Ad essere stati impiegati, sul campo, oltre 100 finanzieri, alcuni dei quali (appartenenti al Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – G.I.C.O.) nei giorni scorsi si sono recati a Natal, in modo da poter affiancare quest’oggi i colleghi brasiliani nelle attività sul posto. I reati ipotizzati dall’Autorità giudiziaria italiana sono concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose.
L’operazione di stamane giunge al culmine di una complessa attività investigativa, avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo con l’obiettivo di far luce su possibili cointeressenze di esponenti di spicco di Cosa nostra palermitana in compagini societarie in Italia e all’estero (in particolare in Brasile).
Di fondamentale importanza in questa prospettiva, il ricorso da parte dell’Autorità giudiziaria palermitana agli strumenti della cooperazione internazionale in ambito giudiziario e, in special modo, l’iniziativa di istituire nel 2022 un “Squadra investigativa comune” (Sic) con gli organi giudiziari e di polizia della Repubblica federale del Brasile. Il tutto di concerto con la Direzionale nazionale antimafia e antiterrorismo e con la partecipazione del Membro nazionale italiano presso Eurojust.
In tale contesto, le attività di indagine complessivamente svolte hanno fatto emergere le tracce di consistenti investimenti di capitali di matrice mafiosa in iniziative imprenditoriali e in società di diritto brasiliano, tutte abilmente schermate attraverso l’utilizzo di prestanome e l’interposizione di società di comodo. Il denaro, secondo le ricostruzioni investigative, sarebbe giunto a destinazione per il tramite di sofisticati meccanismi di riciclaggio, basati, tra l’altro, sull’impiego di plurimi conti di transito accesi presso istituti finanziari, prevalentemente all’estero. Al vertice di questo sistema, uno dei più autorevoli uomini d’onore palermitani, Giuseppe Calvaruso, dal 2018 reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli (sino al suo arresto nell’aprile del 2021), il quale sin dal 2000 avrebbe stretto un’alleanza d’affari con l’imprenditore bagherese.
A fornire loro il supporto necessario al perfezionamento di articolate operazioni societarie, in Italia e all’estero (Brasile, Svizzera, Hong Kong e Singapore), affermati professionisti; tra questi, due operativi in Emilia Romagna, regione dove l’uomo d’onore, dopo un precedente periodo di detenzione, per alcuni anni aveva vissuto. Grazie al sostegno di questa rete, il sodalizio, dopo aver realizzato alcune lucrose iniziative imprenditoriali sul territorio nazionale (tra cui un noto resort in provincia di Trapani) a partire dal 2016, avrebbe spostato il baricentro dei propri interessi principalmente in Brasile, potendo lì contare, in una prima fase, anche sull’appoggio di un altro imprenditore romano, poi arrestato, nel 2019, dalle Autorità brasiliane perché ritenuto mandante di un omicidio avvenuto 5 anni prima a Natal. Proprio a quest’ultimo, l’uomo d’onore palermitano avrebbe corrisposto, in prima persona, ingenti capitali provenienti direttamente dalle casse di Cosa nostra (si ipotizza un primo maxi-finanziamento, per circa 830.000 euro, che sarebbe stato elargito in contanti in due tranche, tra il 2016 e il 2017), grazie a cui l’organizzazione sarebbe entrata a far parte, come socio occulto, in numerose società già presenti nel Paese. Dal 2019, il reggente di Pagliarelli si sarebbe, poi, trasferito a Natal, raggiungendo l’imprenditore di Bagheria giunto nel Paese già nel 2016, in modo da poter seguire direttamente in loco lo sviluppo di importantissime iniziative imprenditoriali, continuando nel contempo a gestire le attività criminali palermitane.
Tra gli affari più significativi, alcune operazioni nel settore della ristorazione e, soprattutto, l’avvio, attraverso le società del gruppo, di un piano di lottizzazione di vastissime aree edificabili a ridosso della costa nordorientale del Brasile. Progettualità che si aggiunge ad altre numerose transazioni in campo immobiliare, in grado di garantire profitti di eccezionale entità. Proprio alla luce di queste prospettive, secondo una stima preliminare, sarebbe quantificabile in oltre 500 milioni di euro il valore patrimoniale complessivo nel tempo assunto da tutte le società nell’orbita del sodalizio criminale. Il quadro gravemente indiziario così ricostruito testimonia concretamente l’incisività degli strumenti di cooperazione internazionale (come le Squadre investigative comuni), irrinunciabili per combattere efficacemente le mafie e le organizzazioni criminali più strutturate, confermando il ruolo e il perdurante impegno della Guardia di Finanza per la repressione di ogni forma di inquinamento dell’economia legale.
Si evidenzia, infine, che in attesa di giudizio definitivo, trova applicazione, per tutti gli indagati, il principio della presunzione di innocenza.