Il femminicidio di Lorena Quaranta, ergastolo all’ex fidanzato

Redazione

| Pubblicato il martedì 18 Luglio 2023

Il femminicidio di Lorena Quaranta, ergastolo all’ex fidanzato

Ergastolo. I giudici della Corte di Assise di Appello di Messina, confermando il verdetto di primo grado, hanno condannato al carcere a vita Antonio De Pace, l’infermiere calabrese che la notte del 31 marzo ha ucciso Lorena Quaranta, aspirante medico di Favara. La Corte ha accolto pienamente le richieste delle parti civili, in primis quelle dei familiari della giovane ragazza rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba. La procura generale, a margine della requisitoria, aveva chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche nei confronti di De Pace, reo confesso, aprendo uno spiraglio alla possibile revoca dell’ergastolo. La Corte di Appello ha rigettato la richiesta e ha inflitto all’imputato il massimo della pena. La Corte di Appello ha disposto altresì il risarcimento in favore delle parti civili: il centro antiviolenza “Una di Noi”, Cedav, “Al tuo fianco” e i centri antiviolenza Telefono Rosa Bronte, work in progress, Pink Project Evaluna Onlus. A rappresentarli gli avvocati Cettina Miasi, Cettina La Torre, Maria Gianquinto. Il femminicidio di Lorena Quaranta si consuma nella notte del 31 marzo 2020 all’interno di un appartamento di Furci Siculo, nel messinese, che i due giovani condividevano. E’ stato lo stesso De Pace, dopo aver strangolato Lorena, a chiamare i carabinieri al telefono: “Venite, ho ucciso la mia fidanzata”. Il movente non è mai stato del tutto chiaro. L’infermiere calabrese ha infatti sostenuto, almeno nelle prime fasi delle indagini, di avere ucciso la giovane fidanzata perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Una circostanza poco credibile e smentita immediatamente grazie ai successivi esami effettuati. La Procura di Messina, inoltre, ha contestato l’aggravante della premeditazione a De Pace sostenendo l’ipotesi che il delitto fosse stato ideato e pianificato in base al fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. Questa circostanza, però, è stata esclusa dai giudici di primo grado.
di Redazione
Pubblicato il Lug 18, 2023

Ergastolo. I giudici della Corte di Assise di Appello di Messina, confermando il verdetto di primo grado, hanno condannato al carcere a vita Antonio De Pace, l’infermiere calabrese che la notte del 31 marzo ha ucciso Lorena Quaranta, aspirante medico di Favara. La Corte ha accolto pienamente le richieste delle parti civili, in primis quelle dei familiari della giovane ragazza rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba. La procura generale, a margine della requisitoria, aveva chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche nei confronti di De Pace, reo confesso, aprendo uno spiraglio alla possibile revoca dell’ergastolo. La Corte di Appello ha rigettato la richiesta e ha inflitto all’imputato il massimo della pena. La Corte di Appello ha disposto altresì il risarcimento in favore delle parti civili: il centro antiviolenza “Una di Noi”, Cedav, “Al tuo fianco” e i centri antiviolenza Telefono Rosa Bronte, work in progress, Pink Project Evaluna Onlus. A rappresentarli gli avvocati Cettina Miasi, Cettina La Torre, Maria Gianquinto.

Il femminicidio di Lorena Quaranta si consuma nella notte del 31 marzo 2020 all’interno di un appartamento di Furci Siculo, nel messinese, che i due giovani condividevano. E’ stato lo stesso De Pace, dopo aver strangolato Lorena, a chiamare i carabinieri al telefono: “Venite, ho ucciso la mia fidanzata”. Il movente non è mai stato del tutto chiaro. L’infermiere calabrese ha infatti sostenuto, almeno nelle prime fasi delle indagini, di avere ucciso la giovane fidanzata perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua.

Una circostanza poco credibile e smentita immediatamente grazie ai successivi esami effettuati. La Procura di Messina, inoltre, ha contestato l’aggravante della premeditazione a De Pace sostenendo l’ipotesi che il delitto fosse stato ideato e pianificato in base al fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. Questa circostanza, però, è stata esclusa dai giudici di primo grado. 

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Pubblicato il Lug 18, 2023


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