“Desta preoccupazione il contenuto della relazione semestrale della Dia sulla criminalità organizzata siciliana. Ci consegna – sono sicuro involontariamente – l’immagine di una “Cosa nostra ‘ridimensionata’ nella sua struttura di potere verticistico. Non so da dove l’organo investigativo tragga tali conclusioni, che rischiano di accreditare nell’opinione pubblica l’idea di un depotenziamento della Cosa nostra che, invece, ha solo modificato il suo modo di essere”.

Lo afferma, in una dichiarazione, il sostituto procuratore generale di Catania, Nicolò Marino, sottolineando che “Cosa nostra non può e non deve essere sottovalutata, come hanno già fatto in un recente passato altri esponenti delle istituzioni”.

“La Dia dovrebbe fare più attenzione a quello che scrive – aggiunge il magistrato – visto che nelle investigazioni sulle stragi del ’92 risulta avere redatto due note in palese contraddizione, come rilevato dal Gip di Caltanissetta dott. Bologna: in una, evidentemente dimenticata, risalente al 23 ottobre 1999, aveva riscontrato la presenza di Maurizio Avola nella città di Firenze in occasione di un sopralluogo (effettuato nel maggio del 1992) prodromico a uno dei programmati attentati del centro nord nel perseguire la strategia stragista. In altra nota, del 6 maggio del 2020, scrive l’esatto contrario”.