Altre dieci misure cautelari sono state eseguite questa mattina dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento nell’ambito dell’inchiesta sull’incendio doloso al deposito di rifiuti della ditta Omnia di Licata.
Si tratta degli indagati sottoposti nelle scorse settimane al cosiddetto “interrogatorio preventivo”, vale a dire un passaggio preliminare prima dell’eventuale applicazione di misure cautelari. Misure che sono arrivate all’alba di oggi su disposizione del gip Micaela Raimondo che ha accolto la richiesta del pm Alessia Battaglia.
Per quattro indagati si sono aperte le porte del carcere, altri due sono finiti invece ai domiciliari. I carabinieri hanno poi eseguito tre obblighi di dimora e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli indagati: Giuseppe Salvatore Barbera, 60 anni, di Campobello di Licata; Gioconda Stemma, 52 anni, di Campobello di Licata; Nicola Bostan, 39 anni, residente a Ravanusa; Francesco Salamone, 23 anni, di Ravanusa; Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa; Marian Alexandru Buluc, 23 anni, residente a Ravanusa; Ion Acatrinei, 43 anni, residente a Ravanusa; Giuseppe Galiano, 47 anni, di Ravanusa; Giovanni Galiano, 21 anni, di Ravanusa; Domenico Messana, 30 anni, di Campobello di Licata.
L’operazione è scattata nelle prime ore del mattino di oggi quano i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento con il supporto dei colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, in Canicattì, Campobello di Licata e Ravanusa, hanno dato esecuzione a un Ordinanza applicativa di misura cautelare personale, emessa dal Gip presso il Tribunale di Agrigento su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di ulteriori 10 indagati (dei quali 4 in carcere, 2 ai domiciliari, 3 obblighi di dimora e 1 obbligo di presentazione alla p.g.), nel medesimo procedimento penale per il quale lo scorso 16 ottobre sono state arrestate tre persone, due delle quali ritenute responsabili in concorso tra loro dell’incendio doloso ai danni della ditta Omnia s.r.l. con sede a Licata, verificatosi il 20.1.2024, che ha causato, secondo le misurazioni effettuate nell’immediatezza dall’Arpa Sicilia, una grave compromissione dell’aria per la diffusione di sostanze altamente tossiche in percentuali di gran lunga superiore a quelle tollerate dalle norme e dalle linee guida internazionali in tema di inquinamento atmosferico.
A riguardo, per due di loro, entrambi tradotti in carcere, si ritiene che abbiano concorso con gli arrestati dello scorso mese a causare l’incendio della suddetta ditta.
Le indagini avviate dai Carabinieri del Reparto operativo – Nucleo Investigativo e disposte dalla Procura della Repubblica di Agrigento, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali protrattesi per circa 10 mesi, oltre come detto a individuare gli autori dell’incendio della ditta Omnia srl, hanno consentito di disegnare uno spaccato di micro e macrocriminalità in un ambito sociale di emarginazione e degrado nel territorio di Licata ma soprattutto dei centri di Ravanusa e Campobello di Licata, con riflessi sui comuni vicini.
L’estrema pericolosità manifestata dagli indagati tratti in arresto nelle due operazioni di oggi e dello scorso mese di ottobre, emerge con assoluta evidenza dal possesso di armi da fuoco, dalla violenza e dal clima di intimidazione nei confronti delle persone offese, dalla occasionalità di alcuni episodi di reato contro il patrimonio che denotano una preoccupante facilità nell’aggressione fisica e nella commissione di reati di rapina, e soprattutto nell’episodio di tentato omicidio con una spranga di ferro ai danni di un cittadino extracomunitario ascritto ad uno degli indagati, effettuato senza un reale movente.