Sono molti gli elementi investigativi acquisiti in ordine alle importazioni, alle compravendite, ai trasporti e alle trattative portate avanti dal sodalizio, anticipando fin d’ora che lo stesso sodalizio ha la disponibilità di armi e conta, fra i suoi componenti, soggetti dediti all’uso di sostanze stupefacenti.
Si comprende chiaramente dall’esame della misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Palermo che ha dato origine all’operazione “Hybris”, eseguita dai poliziotti della Squadra mobile di Agrigento guidati dal vice questore Giovanni Minardi che ha portato in carcere una ventina di persone compreso il personaggio di spicco dell’intera indagine ossia Michele Cavaleri di Licata.
Spiega il Gip nel suo provvedimento che l’associazione capeggiata da Michele Cavaleri ha intrattenuto solidi e costanti rapporti con più soggetti catanesi, che hanno venduto al medesimo Cavaleri ingenti quantitativi di cocaina e che hanno con lui intrapreso trattative per future importazioni da realizzare a Licata.
Alle 17:30 del 2 febbraio 2021, quindi a pochi mesi dall’inizio delle attività di indagine, la polizia giudiziaria accertava infatti la presenza, presso l’abitazione del Cavaleri, di un’autovettura in uso a Giusi Scionti e Carmelo Musumeci Gioeli; autovettura che era risultata presente a Licata anche altre cinque volte nei mesi precedenti.
Contestualmente all’incontro fra Cavaleri e i due catanesi, le attività di intercettazione sull’autovettura in quel momento in uso a Lillo Serravalle e a omissis consentivano di accertare che i predetti erano stati incaricati di accompagnare i catanesi presso l’abitazione di Michele Cavaleri e di sorvegliare l’area al fine di preservare l’importante incontro da eventuali attività investigative. Alle 16:54, Michele Cavaleri telefonava ad omissis al quale ordinava “passa di là”, linguaggio criptico che evidentemente aveva alla base un accordo pregresso; in adempimento dell’incarico, omissis e il Serravalle si recavano presso la S.S. 115 e, dopo essere scesi per due minuti, giungevano nei pressi del Lidl, supermercato che in effetti si trova proprio in prossimità dell’abitazione del Cavaleri.
Alle 17:30, un servizio di osservazione della polizia giudiziaria accertava la presenza dell’autovettura in uso ai due catanesi proprio di fronte all’abitazione di Michele Cavaleri.
Omissis e Lillo Serravalle intanto giravano nel quartiere, noto come Bronx, per svolgere “un servizio” , come comunicato dallo stesso Serravalle al proprio figlio, nel corso di una telefonata fra i due intercettata proprio in quel frangente; “servizio” di cui il Serravalle, peraltro, probabilmente in un momento di sfogo, si lamentava affermando di essere stanco di ”fare il cane per lui” .
Il giorno dopo, 3 febbraio 2021, le attività tecniche sull’autovettura intestata in uso a Michele Cavaleri, Lillo Serravalle e Angelo Sorriso (e dunque al sodalizio criminale) consentivano di accertare che i tre si trovavano in contrada Mortarella, una zona balneare di Licata ove insistono diverse abitazioni, per effettuare un sopralluogo finalizzato a individuare un immobile di colore rosso, immobile che tuttavia non veniva individuato.
Che l’immobile sarebbe servito per custodire e occultare un carico di sostanza stupefacente si comprendeva dalle parole pronunciate in quel frangente, atteso che i tre facevano plurimi riferimenti alle caratteristiche dell’immobile, che si troverebbe in una zona isolata e non facilmente individuabile (Cavaleri: “in questo posto non c’ è Polizia e non c’ è niente” ) e in ragione dell’esplicita affermazione dello stesso Cavaleri, il quale affermava che il giorno dopo sarebbe arrivato qualcuno con una “500” e che avrebbero nascosto “la droga” (Cavaleri: “lo sai che facciamo domani? Domani viene questo con la 500 … ammucciare la -, droga” ).
A quel punto, Lillo Serravalle suggeriva di mantenere riservato l’immobile e, pertanto, di evitare la presenza di più persone nel momento in cui sarebbe arrivato il “carico”.
La mattina del giorno dopo, Lillo Serravalle e omissis si recavano a Catania; la “ambientale” registrava i commenti dei ·due nel tragitto verso la città etnea e, in particolare, il riferimento alle indicazioni ricevute da “Michele” .
Giunti in un centro commerciale nei pressi di Catania, la stessa “ambientale” registrava la voce del Serravalle che telefonava a un soggetto rimasto ignoto, al quale chiedeva di incontrarsi presso quel centro (non indicato con specifiche denominazioni, quindi evidentemente già noto all’interlocutore) entro un quarto d’ora; in quel frangente, peraltro, omissis rievocava un episodio passato, allorquando era “salito a Librino … a prendere il chilo” , con una terminologia che, contestualizzata rispetto ai fatti che si esporranno, può certamente interpretarsi come riferita a sostanza stupefacente.
Poco dopo, Lillo Serravalle riceveva un messaggio vocale (che veniva captato sempre dalla “ambientale”) da un uomo dalla cadenza catanese, nominato come “Bra”, identificato dalla polizia giudiziaria in Escobar Buritica Brahallan Ivan, soggetto catanese che il precedente 2 febbraio si era giustappunto recato a Licata presso l’abitazione di Michele Cavaleri; tale soggetto invitava quindi i due licatesi a spostarsi in un luogo per incontrarsi, cosa che effettivamente avveniva.
I tre si recavano quindi a Misterbianco, in un’area adibita a ricovero per cavalli, ove risulta risiedere Marcello Calì, soggetto definitivamente condannato per il delitto d i partecipazione ad associazione mafiosa nonché per un omicidio commesso negli anni ’80.
La “ambientale” installata sull’autovettura non registrava le fasi dell’ incontro, atteso che i tre se ne allontanavano, ma veniva intercettata un ‘unica frase pronunciata dal soggetto catanese: “ora si fa secca secca secca … lo sai quanto gli è venuta Amedeo?” , riferimento anche questo all’evidenza associabile a sostanza stupefacente.
I tre tornavano dunque verso i l punto di partenza, “scortati” dall’Amedeo nominato che viaggiava a bordo di un ciclomotore e, lasciato “Bra”, il Serravalle e omissis facevano ritorno a Licata, recandosi immediatamente presso 1’abitazione di Michele Cavaleri.
Contestualmente, un servizio di osservazione svolto dalla polizia giudiziaria accertava che Antonietta Casaccio (compagna di Michele Cavaleri) e Concetta Marino partivano dal Bronx ed effettuavano un controllo presso la sede del Commissariato di P.s. di Licata, verosimilmente al fine di verificare chi fosse presente e se ci fosse qualche autovettura in servizio di controllo sul territorio.
Le due donne tornavano poi presso l’abitazione del Cavaleri, prelevavano omissis che occultava qualcosa sotto il proprio giubbotto (come osservato direttamente dalla polizia giudiziaria che, come detto, svolgeva il relativo servizio) e lo accompagnavano presso la sua abitazione, ove il medesimo faceva ingresso “frettolosamente” sempre trattenendo qualcosa sotto il braccio e all’interno del giubbotto.