Si era sentito tradito da amici e parenti e così Ignazio Umberto Blandina, dopo essere stato arrestato lo scorso anno con quasi venticinque chili di cocaina sotterrati nel giardino, ha deciso di collaborare e fornire preziose indicazioni su un vasto traffico di droga a Lampedusa con diramazioni anche a Favara e Catania. Stupefacente che, talvolta, veniva pagato anche in ricariche di conti gioco utilizzati per effettuare scommesse online.
I carabinieri del comando provinciale di Agrigento guidati dal col. Vittorio Stingo, su disposizione del procuratore Salvatore Vella e del sostituto Giulia Sbocchia, hanno eseguito un provvedimento di fermo a carico di 11 persone. Si tratta di Giovanni e Jacopo Blandina, rispettivamente padre e figlio di Ignazio; Antonino Di Maggio, Sana Sarr, Waly Sarr, Mhaye Ibrahima; Vincenzo Lo Verde, Gningue Lo Doudou, Vincenzo Barbera, Tony Sparma e Nicola Minio. Tutti sono finiti in carcere ad esclusione di Giovanni Blandina, a cui sono stati applicati i domiciliari.
L’inchiesta, denominata Zefiro, è la naturale prosecuzione dell’operazione Levante che appena cinque mesi fa portò al fermo di altri 11 indagati. Ignazio Umberto Blandina, sessantenne, una vita trascorsa quasi tutta borderline con più arresti che libertà, ha voluto portare il suo prezioso contributo alle indagini. Prima del pentimento, tuttavia, lo stesso Blandina ha provato a recuperare i soldi che gli spettavano, oltre 20 mila euro, e pur trovandosi in carcere è riuscito a comunicare telefonicamente (ed illecitamente) con l’uomo che gli ha affidato lo stupefacente da custodire. Persino il padre (fermato questa notte) di Blandina, novantenne, informato dal figlio ha provato ad ottenere i soldi spettanti al figlio senza alcun successo.
Poi, probabilmente perché si è sentito abbandonato e ha iniziato a collaborare svelando per prima cosa chi gli ha fornito lo stupefacente, ossia Salvatore De Battista (indagato e ancora ai domiciliari per l’operazione Levante) ed indicando anche chi lo ha aiutato a sotterrare la droga, ossia il cugino Marco Consiglio. Blandina aggiunge molto altro. A cominciare dal fatto che i panetti da un chilo di cocaina sotterrati non erano 24 cioè quelli trovati al momento della perquisizione bensì quaranta. E che le partite di droga venivano pagate anche con in ricariche di conti gioco utilizzati per effettuare scommesse online. E a quel punto, testualmente afferma: “Sono stato “venduto ai carabinieri da mio cugino Marco e da Salvatore Di Battista, gli unici a sapere che custodivo la droga. Prima di fare la soffiata ai carabinieri, tuttavia, hanno rubato 17 chili di cocaina. Sono sicuro, sono stati loro”.