Dall’ergastolo avuto in primo grado a 30 anni di reclusione odierni dopo la sentenza della Corte d’Assise d’appello di Palermo (presidente Fontana) che così ha deciso in relazione all’omicidio del licatese Angelo Carità, 56 anni, assassinato il 2 aprile del 2018, giorno di Pasquetta.
Per Orazio Rosario Cavallaro, 61 anni originario di Catania ma residente da moltissimi anni a Ravanusa (gravato da numerosi precedenti penali anche di natura mafiosa), accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio di Carità, (già condannato all’ergastolo per omicidio ma scarcerato poco prima per scadenza dei termini di custodia) uno sconto di pena consistente dopo la condanna all’ergastolo dal Gup del Tribunale di Agrigento Luisa Turco.
Carità venne ucciso il 2 aprile del 2018, nel giorno di Pasquetta. Secondo la ricostruzione, supportata anche dalle riprese di una telecamera nelle adiacenze che avrebbe ripreso tutto, Cavallaro si sarebbe recato nei pressi del terreno di Carità con un’auto messa a disposizione da alcuni familiari e avrebbe esploso ben tre colpi di arma da fuoco rivelatisi letali per la vittima.
L’indagine, che ebbe inizialmente difficoltà date dal fatto che non vi fosse collegamento tra vittima e omicida, subì una svolta sei mesi dopo l’efferato delitto grazie ai risultati dei carabinieri del Ris che trovarono tracce su una giacca usata da Cavallaro. Carità era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giovanni Brunetto, ucciso nel 2013. La Procura ha ipotizzato un delitto su commissione, quello effettuato da Cavallaro, che avrebbe agito per “vendicare” il delitto.
L’imputato, difeso dall’avvocato Graziano Magliarisi, è stato pure condannato a risarcire i familiari della vittima che si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Antonino Gaziano, Vincenza Gaziano e Salvatore Manganello.