Corruzione, arrestato l’ex commissario per il dissesto idrogeologico Maurizio Croce

Redazione

| Pubblicato il giovedì 14 Marzo 2024

Corruzione, arrestato l’ex commissario per il dissesto idrogeologico Maurizio Croce

Corruzione nell'aggiudicazione ed esecuzione di appalti contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia
di Redazione
Pubblicato il Mar 14, 2024

La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre persone (due poste ai domiciliari, la terza ha la misura interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica Amministrazione), indagate, a vario titolo, per una serie di fatti corruttivi nell’ambito dell’aggiudicazione e dell’esecuzione di appalti, promossi dal commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia. Ai domiciliari è stato posto anche l’attuale consigliere comunale di Messina Maurizio Croce, che era candidato a sindaco nelle ultime elezioni amministrative con il Centrodestra ed ex commissario per il dissesto idrogeologico. L’indagine scaturisce dal controllo disposto dal Prefetto di Messina, nel cantiere dei lavori di “riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti – Bisconte e opere varie nel Comune di Messina”.

L’indagine e’ scaturita dal controllo disposto dal prefetto di Messina, eseguito dal Gruppo Interforze, presso il cantiere dei lavori di “riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti – Bisconte e opere varie nel Comune di Messina”. E’ emerso il ruolo di una persona, gestore e rappresentante di fatto dell’impresa esecutrice, cui risultava affidato il cantiere; da ulteriori accertamenti, e’ venuto fuori che era indagata per traffico di influenze illecite, aggravata dal metodo e dalla finalita’ mafiosi, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro alcuni anni fa.

Da ulteriori attivita’, anche di natura tecnica, sotto la direzione ed il coordinamento della procura di Messina, e’ emerso il coinvolgimento di componenti della stazione appaltante, pubblici ufficiali, in accordi illeciti con il gestore dell’impresa esecutrice dei lavori. In dettaglio, gli accertamenti di polizia giudiziaria hanno disvelato l’esistenza di un “rapporto privilegiato”, consolidatosi nel tempo, tra il vertice della struttura commissariale e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice dei lavori. Quest’ultimo, infatti, al fine di ottenere una piu’ favorevole e celere gestione delle fasi esecutive dell’appalto, ovvero di garantirsi future commesse pubbliche, in accordo con il vertice della struttura commissariale, ha erogato utilita’ varie ai funzionari incaricati di sovrintendere all’opera e, segnatamente, sia al direttore dei lavori sia al funzionario incaricato di validare i lavori svolti.

Concretamente, le utilita’ consistevano nell’effettuazione di lavori edili presso abitazioni private risultate nella disponibilita’ dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80 mila euro; nonche’, nel caso del funzionario impiegato direttamente presso la Struttura Commissariale, nel pagamento di tasse universitarie, per un corso di laurea che il medesimo funzionario intendeva frequentare, per un valore di oltre 7 mila euro.

Inoltre, lo stesso vertice della Struttura commissariale, avendo preso parte ad una competizione elettorale, aveva ricevuto dall’imprenditore, per il tramite di un fidato intermediario, benefici economici sotto forma di finanziamenti, illeciti, della campagna elettorale, per oltre 60 mila euro. In questo senso, al fine di scongiurare il rischio della ricostruzione della provenienza dei finanziamenti, l’imprenditore, attraverso un meccanismo di fatturazione per operazioni inesistenti, solo formalmente, intestate alla contabilita’ dell’appalto pubblico, aveva costituito la provvista finanziaria in capo ai responsabili di ulteriori imprese, con cui aveva ordinari rapporti economici, affidando loro il compito di effettuare i pagamenti a sostegno della campagna elettorale.

Da qui la contestazione provvisoria, mossa agli indagati, anche del delitto di illecito finanziamento ai partiti, essendo emerso che i contributi venivano corrisposti, senza che degli stessi vi fosse traccia nelle deliberazioni sociali e nei bilanci delle ditte private coinvolte. Cio’ avrebbe chiarito, per chi indaga, la volonta’ dell’imprenditore di tentare di reperire le risorse utili alla conclusione degli accordi corruttivi, facendole pesare direttamente e indebitamente sui costi dell’appalto pubblico, di cui era affidatario. Ancora, si e’ documentato come il rappresentante di fatto della societa’ affidataria dell’appalto avesse acquistato un orologio Rolex Daytona del valore di oltre 20 mila Euro in favore della persona che intermediava le erogazioni illecite a favore della menzionata campagna elettorale ed effettuava, sempre a beneficio di quest’ultimo, lavori di ristrutturazione presso un noto negozio di abbigliamento sito in Messina, per un valore di oltre 30 mila euro; e cio’ al fine di remunarne l’illecito compito.

Da ultimo, sempre su richiesta del vertice della struttura commissariale, e, in questo specifico caso, con l’intermediazione di un diverso soggetto privato legato da rapporti di fiducia al Commissario, la societa’ appaltatrice ha effettuato importanti lavori di messa in sicurezza presso una rinomata struttura ricettiva privata, per un importo di quasi 100 mila euro. In conseguenza dei molteplici illeciti attribuiti al rappresentante legale della societa’ affidataria dell’appalto pubblico, sono stati contestati alla stessa compagine privata gli illeciti di cui al decreto legislativo 231 del 2001 (Responsabilita’ amministrativa dell’impresa derivante dalla commissione di reati dei propri amministratori o dipendenti). Nel corso delle indagini, inoltre, una mirata attivita’ di perquisizione ha impedito due truffe: la prima, la “truffa dei pali”, consistita nel collocare presso il cantiere, sfruttando la difficolta’ di rilevare la difformita’ tra il dato formale/progettuale e quello reale, un numero di pali inferiore rispetto a quello previsto dal progetto (ben 291 pali in meno), per ottenere un maggiore ed indebito esborso di somme, a suo favore, per un valore di oltre 1,2 milioni di euro; la seconda, consistita nel simulato conferimento a discarica di rifiuti provenienti dal cantiere Catarratti – Bisconte (terre e rocce da scavo), riguardante, di contro, materiale proveniente da un diverso cantiere gestito dalla societa’ esecutrice dell’appalto pubblico e posto all’interno di un immobile di proprieta’ di un privato, in modo da consentire all’impresa di richiedere il rimborso a carico della stazione appaltante ed ottenere, contestualmente, il pagamento dello smaltimento realmente avvenuto anche dal citato committente privato. Eseguiti contestualmente, sequestri pari al profitto dei vari reati per l’importo complessivo pari a oltre 230 mila euro (comprensivi del valore dell’orologio oggetto).

di Redazione
Pubblicato il Mar 14, 2024


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