E’ stata battezzata “Algeri” l’operazione antidroga dei carabinieri del Comando provinciale di Siracusa che hanno eseguito 31 misure cautelari chieste dalla Dda di Catania e disposte dal gip, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall’uso delle armi e dall’impiego di minori.
In carcere Francesca Ali’, 40 anni; Gabriele Cacciatore, 24 anni; Giovanni Cacciatore, 29 anni; Mario Cacciatore, 49 anni, Alessio Cappuccio, 34 anni; Sara Lice Cossu, 29 anni, Danilo Fortezza, 20 anni, Carmelo Fortezza, 24 anni, Massimiliano Genova, 40 anni, arrestato a Malta, Corrado Greco, 38 anni, Alfredo Gugliotta, 42 anni, Giovanni Linares, 24 anni, Massimo Linares, 46 anni, Damiano Mollica, 31 anni, Massimiliano Decio Notturno, 26 anni, Dario Piazzese, 40 anni, Concetta Puglisi, 41 anni, Erminia Puglisi, 47 anni, Gaetano Scariolo, 31 anni, Umberto Torricellini, 42 anni, e Alessio Visicale, 24 anni. Sono ai domiciliari Antonio Aggraziato, 21 anni, Tullio Caia, 37 anni, Davide Cassia, 37 anni, Lorenzo Cortese, 26 anni, Gaetano Gisana, 31 anni, e Davide Linares, 21 anni. Obbligo di dimora per Paride Quattrocchi, 58 anni. Un minore e’ finito in un istituto di pena minorile, due indagati risultano irreperibili.
I militari del Nucleo Investigativo del Reparto operativo hanno fatto luce su un vasto giro di cocaina, crack, marijuana, hashish e metanfetamine. Il gruppo criminale aveva costituito una piazza di spaccio delimitata anche da cancelli abusivamente collocati e protetta da vedette, capace di produrre incassi fino a 25 mila euro al giorno. Spacciava anche in prossimita’ di scuole, avvalendosi di minori. Diciassette indagati sono risultati percettori del reddito di cittadinanza. Scattate numerose perquisizioni con cani antidroga, anche per la ricerca di armi ed esplosivi. Impiegati circa 150 militari, con gli assetti specialistici del 12esimo Reggimento carabinieri Sicilia di Palermo e dello Squadrone Eliportato carabinieri Sicilia di Sigonella, nonche’ un elicottero dell’Arma.
Le indagini, avviate dai carabinieri del Nucleo Investigativo nel novembre 2018 e proseguite fino al luglio 2019 hanno permesso di svelare, attraverso le intercettazioni e le microtelecamere, l’esistenza di un sistema criminale, capeggiato da Maximiliano Genova, catturato a Malta dove si era rifugiato, composto da tre nuclei familiari. Il denaro accumulato con la vendita di cocaina, hashish, crack, e marijuana, oltre ad arricchire il capo del sodalizio, sarebbe stato utilizzato per nuovi approvvigionamenti e per pagare gli stipendi dei corrieri, staffette e spacciatori al dettaglio. Lo spaccio avveniva all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente dagli spacciatori, cosi’ da impedire o ritardare irruzioni da parte delle forze dell’ordine. La capacita’ intimidatrice del gruppo era tale da imporsi anche sugli altri residenti nelle palazzine che non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi ed erano cosi’ costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il permesso alle sentinelle armate che, a turno, presidiavano il territorio ininterrottamente per l’intero arco delle 24 ore. Le indagini hanno permesso di accertare che la zona era costantemente presidiata, giorno e notte, da spacciatori e vedette ed era organizzata con piu’ turni di lavoro, una vera e propria centrale dello spaccio aperta 24 ore su 24. I singoli pusher si recavano, per l’organizzazione e la rendicontazione dello spaccio, in alcuni locali, denominati dagli indagati ufficio e magazzino. Il primo era il luogo dove avvenivano le riunioni del gruppo e la ricezione dello stupefacente da parte dei fornitori, dove si effettuava la cottura della cocaina, dalla quale veniva ricavato il crack, e presso cui si procedeva al confezionamento della sostanza ed alla distribuzione delle dosi agli spacciatori incaricati della vendita al dettaglio. L’ufficio si trovava nelle abitazioni delle famiglie Cacciatore e Linares, che si sono avvicendate nella gestione. Secondo gli inquirenti le donne si sarebbero ritagliate il ruolo di manager del gruppo, gestendo gli approvvigionamenti di droga ed occupandosi del confezionamento fino alla consegna della sostanza ai pusher.
Anche i figli minori degli indagati assistevano puntualmente a tutte le operazioni relative al traffico degli stupefacenti che avveniva a casa della famiglia Cacciatore, infatti, secondo i carabinieri, i figli erano presenti quando il padre e la madre cucinavano e confezionavano le sostanze di vario genere trattato dal gruppo, alle riunioni ed agli incontri con spacciatori e fornitori, ed ai conteggi, inoltre effettuavano telefonate per conto dei genitori. I minori di altro gruppo familiare effettuavano invece regolarmente il proprio turno di spaccio o vedetta, come riscontrato dalle riprese video ed intercettazioni e come confermato dalla presenza dei loro nomi all’interno dei registri contabili sequestrati. Secondo gli inquirenti, il sodalizio inviava soldi agli associati detenuti al fine di evitare collaborazioni da parte degli arrestati. Tutti gli affiliati al gruppo percepivano uno stipendio parametrato in base alla mansione ed al ruolo svolto all’interno dell’organizzazione. Lo stipendio settimanale dei magazzinieri era di 250 euro a settimana; 400 euro agli spacciatori con turni di 8 ore; Mario Cacciatore e Erminia Puglisi incassavano 250 euro ciascuno a settimana, altro 250 euro per la gestione dell’ufficio, con introiti complessivi quindi di circa 3 mila mensili. Inoltre, le indagini dei carabinieri hanno permesso di scoprire l’estrema pericolosita’ del gruppo, i cui appartenenti non esitavano ad usare la violenza e ad armarsi per regolare le beghe interne. Nel corso dell’operazione, sono stati sequestrati 270 di hashish; 1.470 grammi di marijuana; 1.850 grammi di cocaina; 25 grammi di metanfetamine; 2 pistole semiautomatiche, 1 revolver, 2 pistole artigianali del tipo ‘a penna’.