Sono undici i rinvii a giudizio da parte del Gup Carlo Cannella in seguito all’indagine dei Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania su incarichi nell’ambito di progetti finanziati e approvati dall’assessorato alla Salute della Regione siciliana attribuiti, secondo l’accusa, a “predestinati” o congiunti con bandi predisposti ad hoc ed esami pilotati. Tra gli indagati per turbata libertà di scelta del contraente per la nomina un professionista per un progetto da 10mila euro, c’è anche l’ex assessore regionale alla Salute e neo parlamentare europeo di Fdi Ruggero Razza. Per lo stesso tipo di reato contestato è stata emessa sentenza di assoluzione, per non avere commesso il fatto, dell’ex assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, che si era dimesso dall’incarico di medico dirigente dall’ospedale di Catania in cui lavorava.
“Nessuna sorpresa: nel nostro sistema processuale l’approdo al dibattimento è la regola, non l’eccezione. Sono ansioso di potermi sottoporre al giudizio di merito, perché la mole di documenti e prove che abbiamo prodotto è la dimostrazione diretta della insussistenza della contestazione”.
Lo afferma Ruggero Razza, già assessore regionale alla Salute della Sicilia e neo parlamentare europeo di FdI, dopo il rinvio a giudizio nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità a Catania. ”Certo, un po’ dispiace perché tutte le più recenti sentenze della Cassazione unanimemente impongono la configurabilità del reato di turbativa solo all’acquisto di beni e servizi, escludendola in casi analoghi a quello che mi viene contestato. Ma sono molto fiducioso e – aggiunge – trattandosi di fatti risalenti negli anni, posso solo sperare che i tempi della giustizia siano davvero rapidi perché, da soggetto del tutto incensurato e dal casellario immacolato, non desidero rivendicare la presunzione di innocenza, ma che la mia innocenza venga accertata dal Tribunale”. ”Resta in me – conclude Razza – la radicata convinzione che chi ha svolto ruoli di grande responsabilità debba avere l’umiltà di accettare che ogni sua decisione possa essere sottoposta al giudizio della magistratura. Nel rispetto dei principi costituzionali, tutti e nessuno escluso, ci si difende nel processo e mai dal processo”.