Ok alla riapertura dell’istruttoria dibattimentale e via libera all’audizione in aula delle tre vittime di estorsione mai sentite nel corso delle indagini. Lo ha disposto la seconda sezione penale della Corte di Appello di Palermo, presieduta dal giudice Raffaele Malizia, nel processo di secondo grado scaturito dalla maxi inchiesta “Condor”, l’operazione che due anni fa fece luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento.
I giudici hanno accolto l’istanza degli avvocati Salvatore Cusumano e Giuseppe Barba che avevano chiesto di sentire in aula le tre persone offese. Si tratta di imprenditori che sarebbero stati taglieggiati da alcuni esponenti della cosca di Favara. Gli episodi, mai denunciati, emersero nel corso delle indagini grazie a intercettazioni e pedinamenti. Le persone offese, peraltro, non si sono costituite parte civile in primo grado. Accolta anche la richiesta dell’avvocato Salvatore Manganello di nominare un perito per la trascrizione delle intercettazioni relative alla posizione del quarantatreenne ravanusano Luigi Montana. La Corte di Appello ha rinviato l’udienza al 13 febbraio per il giuramento del perito mentre il 27 febbraio comincerà l’audizione delle persone offese.
Nove le persone che siedono sul banco degli imputati, tutte condannate nel giudizio di primo grado per un totale di oltre ottanta anni di reclusione: si tratta di Giuseppe Chiazza (20 anni di reclusione), ritenuto l’astro nascente della Stidda di Palma di Montechiaro; Nicola Ribisi (14 anni, 2 mesi e 20 giorni) e Giuseppe Sicilia (9 anni, 10 mesi e 15 giorni), ritenuti rispettivamente i capi delle famiglie di Cosa nostra di Palma di Montechiaro e Favara; Domenico Lombardo (10 anni e 4 mesi); Luigi Montana (3 anni, 6 mesi e 20 giorni); Luigi Pitruzzella (7 anni e 8 mesi); Baldo Carapezza (6 anni e 8 mesi); Rosario Patti (5 anni); Francesco Centineo (4 anni e 2 mesi e 20 giorni); Ignazio Sicilia (2 anni e 8 mesi). L’operazione Condor è scattata nel gennaio 2023 quando i carabinieri del Ros, insieme ai militari del Comando provinciale di Agrigento, arrestarono nove persone.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha puntato i riflettori sul riassetto delle famiglie mafiose di Cosa nostra e della Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento e, in particolare, tra Favara, Palma di Montechiaro, Licata e Canicattì. I militari dell’Arma, durante le indagini, hanno raccolto importanti indizi sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie), e delle “messe a posto” a Favara con danneggiamenti a seguito di incendio. Le accuse – a vario titolo – sono associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.