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Lo Presti era tornato a comandare, il boss che festeggiò le nozze d’argento dove è sepolto Falcone

C’è anche Tommaso Lo Presti, il boss di Porta Nuova scarcerato alla fine del 2023, fra i destinatari del provvedimento della Dda di Palermo che stamattina all’alba ha portato in carcere oltre 180 persone. Lo Presti – che ad aprile 2024 aveva festeggiato le sue nozze dell’argento nella chiesa di San Domenico di Palermo, proprio dove è sepolto il giudice Giovanni Falcone – secondo i magistrati sarebbe tornato a gestire il suo mandamento “programmando, pianificando e organizzando le relative attività criminali e gestendo la cassa comune e il mantenimento degli associati”.

Lo Presti, scrivono i magistrati, avrebbe “promosso, costituito e organizzato l’associazione mafiosa Cosa nostra, e in particolare il mandamento mafioso denominato Porta Nuova, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per commettere delitti, per acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri e per impedire e ostacolare il libero esercizio del voto, nonché per procurare voti a sé e ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.

Insieme a Giuseppe Auteri e Filippo Maniscalco, anche loro esponenti del mandamento di Porta Nuova, Lo Presti, detto ‘u pacchiuni’ (il grosso), con un ruolo di vertice, avrebbe gestito l’acquisto e lo spaccio della droga, sia leggera, come marijuana e hashish, che pesante, come cocaina, eroina e crack, destinando i proventi alle casse di Cosa nostra e al mantenimento dei sodali, sia detenuti che non. Il boss, per conto e nell’interesse del mandamento mafioso, scrive il pm, avrebbe diretto “l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante nel territorio del mandamento, garantendo il rispetto delle regole e del monopolio imposto dal sodalizio mafioso, nonché estendendo l’area di operatività della associazione anche oltre i confini del territorio del mandamento di Porta Nuova”.

foto Dagospia

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catania