Si aprirà il prossimo 5 maggio, davanti la terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo presieduta dal giudice Sergio Gulotta, il processo di secondo grado a carico di Pasquale Di Stefano, 68 anni, ex impiegato delle Poste di Favara, accusato di pedopornografia e violenza privata ai danni di una (all’epoca) minorenne. Lo scorso anno il tribunale di Agrigento condannò il favarese a nove anni di carcere. Adesso la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Francesco Cioppa, ha impugnato il verdetto.
La vicenda, che rappresenta una costola investigativa di un’inchiesta caratterizzata da soldi e ricatti che aveva visto protagonista proprio l’ex impiegato, risale al periodo compreso tra il 2014 ed il 2017. Di Stefano è accusato di aver minacciato una ragazzina, costituitasi parte civile rappresentata dall’avvocato Salvatore Cusumano, a inviare scatti intimi per poi salvarli sul cellulare. L’ex impiegato era stato arrestato quattro anni fa con l’accusa di aver fatto sparire circa 570 mila euro dall’ufficio postale in cui lavorava attraverso prelievi non autorizzati, spesso contestualmente a rimborsi di buoni fruttiferi, occultandoli poi tramite diversi escamotage.
Soldi che in parte sono serviti a Distefano a pagare una maxi estorsione messa in atto nei suoi confronti da una coppia che, scoprendo le molestie sulla ragazzina, iniziò a ricattare l’ex impiegato facendosi consegnare circa 250 mila euro. Per questo motivo Di Stefano sparì e trovò rifugio in Germania dove venne arrestato in un appartamento di Volklingen, paesino della Germania al confine con la Francia.