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“Agrigentina morta in ospedale dopo otto giorni in barella”, Regione invia gli ispettori 

Nelle prossime ore gli ispettori incaricati dall’assessorato alla Salute della Regione Siciliana eseguiranno un sopralluogo urgente all’ospedale Ingrassia di Palermo. L’obiettivo è quello di identificare le condizioni nelle quali si è verificata la morte di una paziente di 76 anni che ha trascorso 8 giorni in barella al pronto soccorso. “L’assessorato – dichiara l’assessore Giovanna Volo – a seguito di questa notizia di cui siamo ovviamente molto dispiaciuti, ha subito disposto un’ispezione per comprendere quali siano state le difformità organizzative che hanno determinato per l’anziana donna un protrarsi del ricovero in astanteria e l’impossibilità di un ricovero in degenza ordinaria o in terapia intensiva. L’autopsia chiarirà le cause del decesso. È evidente, però, che fatti ed episodi come questi non solo ci addolorano, ma ci allarmano per tutto quello che riguarda la gestione dell’assistenza sanitaria ospedaliera, specialmente nel periodo delle festività. Cercheremo di capire quali siano state le cause che hanno determinato questo sovraffollamento, per individuare delle possibili soluzioni da applicare intanto con urgenza”.

“Ho chiesto scusa a mia madre per averla portata al pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia. Io mi sono sentita in colpa perché penso che noi siamo responsabili anche delle scelte che facciamo, quindi io ho scelto questo ospedale, anche se in verità l’ospedale è più vicino, quindi per me un ospedale vale l’altro perché penso dovrebbe essere così. Ma adesso lo sconsiglio, non porterò più nessuno in questo ospedale”. Romina Gelardi la figlia di Maria Ruggia, 76 anni, morta dopo essere rimasta 8 giorni su una barella al pronto soccorso dell’Ingrassia di Palermo parla proprio davanti all’area di emergenza dove è morta la madre. “Mia mamma si poteva salvare. Farò di tutto per scoprirlo perché spero che la giustizia faccia il suo corso. Secondo me ha contratto un’infezione proprio al pronto soccorso, perchè c’è stato un peggioramento dopo un’iniziale miglioramento, aveva anche difficoltà respiratorie. Mia madre non è entrata per questo motivo – aggiunge la donna – I medici mi dicevano che aspettavano di portarla in reparto perché soltanto lì potevano fare le terapie dovute, perchè essendo un pronto soccorso erano molto limitati nel nell’intervenire”. La figlia della paziente sottolinea che i medici dell’area di emergenza “non hanno potuto fare nulla, non hanno potuto curare l’insufficienza renale. E questo non è potuto accadere perché mia madre solo al decimo giorno è stata trasferita in reparto. Secondo me se arrivava prima si poteva salvare e iniziare la terapia, invece dopo poche ore è morta”.

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Redazione