L’inchiesta su Luca Palamara si lega a doppio filo al complotto contro l’Eni promosso dall’avvocato faccendiere di Siracusa Piero Amara e ai misteri del Caso Montante, l’ex paladino della legalità di Confindustria ora condannato a 14 anni a Caltanissetta.
E’ la clamorosa rivelazione della seconda edizione di Giustiziamara2, Edizioni Ide, 171 pagine, 10 euro, il nuovo istant book del giornalista Enzo Basso, da domani in distribuzione nelle edicole di tutta la Sicilia e disponibile pure su Amazon.
Decine di documenti inediti riportati nel libro svelano le relazioni riservate tra i magistrati coinvolti nell’affaire che ha portato prima all’arresto dell’ex sostituto procuratore di Siracusa Giancarlo Longo, condannato per corruzione in atti giudiziari, e poi a vari filoni di indagine che sono finiti a Milano, Brescia e a Perugia, Tribunale nel quale sono stati chiamati a testimoniare molti magistrati di Messina.
Perché è a Messina, secondo il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, la talpa che ha svelato a Palamara lo stato delle indagini che riguardano Fabrizio Centofanti, l’imprenditore romano che pagava i viaggi di piacere all’ex capo dell’ANM, l’associazione dei magistrati, nelle varie trasferte turistiche alle quali partecipava pure l’ex capo della Dia di Catania, trasferito a Nuoro, Renato Panvino.
Ma se alcuni i magistrati di Messina cercano di allungare ombre sul ruolo di Panvino, le numerose chat spiate dalla procura di Perugia sull’Iphone di Luca Palamara, provano l’esatto contrario: la talpa è messinese.
Ed è ben nascosta all’ombra dei “Quattro Cavalli”, il Palazzo di Giustizia sul quale il sindaco di Messina De Luca, ironizza nelle sue canzonette su facebook: “Sciolgo le trecce ai cavalli…” dopo avere presentato una denuncia a Reggio Calabria contro il procuratore Vincenzo Barbaro.
Un cortocircuito interno ai rapporti tra magistrati, sorpresi a consumare vendette nelle nomine del Csm, e un doppio cortocircuito nei rapporti tra magistrati e politici, svelati dalle intercettazioni che ora imbarazzano i quasi diecimila togati in Italia.
Una crisi che si innesta nel momento in cui la neo ministra della Giustizia Marta Cartabia è chiamata alla prova più difficile per il governo Draghi, la riforma del codice voluto trent’anni fa da Sebastiano Vassalli, offuscata dalla inchiesta sui magistrati e dai maneggi tra le correnti che mettono a dura prova la credibilità del Csm e della giurisdizione che viene amministrata…”in nome del popolo italiano”.
In un drammatico appello al Presidente della Repubblica, settanta magistrati hanno chiesto l’apertura di una inchiesta parlamentare e sollecitato lo scioglimento degli organi in carica del Csm e la riforma delle nomine attraverso la pratica del sorteggio.
Un viaggio-inchiesta nelle distorsioni del sistema, con una sorprendente mole di documenti che svelano le imbarazzanti relazioni tra le toghe. Da Amara a Palamara.