PALERMO (ITALPRESS) – Non solo un tradizionale appuntamento di fine anno, ma un’occasione per fare un bilancio su quanto fatto e su quanto c’è ancora da fare su un tema delicato come le migrazioni: allo Splendid Hotel La Torre di Mondello si è svolta la quarta Conferenza annuale sul fenomeno migratorio, dal titolo ‘Per una rete integrata dei diritti in Sicilia’. La novità principale riguarda il coordinamento dell’appuntamento: accanto all’assessorato regionale alla Famiglia, le cui deleghe sono state temporaneamente avocate a sé dal presidente Renato Schifani, anche l’assessorato alla Salute ha scelto di intraprendere tale percorso. Tra i principali attori della Conferenza, organizzata in attuazione della legge regionale n. 20/2021, ci sono oltre trecento attori locali tra istituzioni, enti del terzo settore e cittadini con un background migratorio.
Tanti i temi sul tavolo, a partire dai progetti gestiti dalla Regione per l’inclusione dei cittadini stranieri: tra questi spicca il programma previsto per le undici aree interne, finanziato dal Fse+ Sicilia 2021-2027. La Conferenza è inoltre un’occasione di confronto su una serie di aspetti delicati relativamente al fenomeno migratorio: inclusione sociosanitaria delle persone vulnerabili, facilitazione dei canali di ingresso internazionali, analisi delle opportunità abitative e lavorative, contrasto alle discriminazioni e ruolo dell’istruzione e della formazione come leve per una cittadinanza attiva.
“Siamo tutti interessati da fenomeni che comportano flussi migratori – sottolinea l‘assessore regionale alla Salute Daniela Faraoni, – Povertà, difficoltà sociali e guerre stanno costringendo le popolazioni a spostarsi in maniera abbastanza importante, creando veri e propri fenomeni di trasferimento che devono comunque essere governati. L’accoglienza non può essere improvvisata, ma va calibrata secondo le differenze che ogni flusso può recare in sé: i flussi migratori hanno diverse componenti, inclusa quella della politica e delle relazioni internazionali. Proporre un modello di accoglienza allestito sulla scorta di principi di progresso, di rispetto per il prossimo e di inserimento nel tessuto sociale è un elemento di fondamentale importanza anche per dare a queste persone che arrivano sui nostri territori il significato del concetto di sovranità di un popolo: a chi viene accolto vanno garantite condizioni sociali e sanitarie in linea con i suoi bisogni”.
La stessa Faraoni ha avuto un’esperienza diretta di confronto con il fenomeno migratorio “a Lampedusa, dove siamo riusciti a creare un sistema di accoglienza sanitaria adeguato all’ascolto delle persone: non si tratta solo di dare qualcosa, ma di introdurre a qualcosa. Oggi siamo fieri del modello che abbiamo e siamo convinti che favorire l’inclusione significhi dare le stesse garanzie a chi accoglie e a chi vuole essere accolto”.
Michela Bongiorno, dirigente del Servizio 3 per il dipartimento della Famiglia e delle Politiche sociali, plaude all’avvio del percorso insieme all’assessorato alla Salute: “In Sicilia il welfare non è sociale e salute insieme, ma sono due assessorati separati: con l’assessore Faraoni inizieremo a dialogare e camminare insieme per realizzare il sogno di tutti, chiamato socioassistenziale e sociosanitario. Questo è un momento importantissimo: verranno realizzati quattro laboratori con i temi che la nostra rete ha chiesto di trattare. Al termine della Conferenza proveremo a mettere in campo tutto quello che il territorio ci chiede di realizzare nel prossimo anno”.
Salvatore Iacolino, dirigente generale del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, racconta come “è in atto un percorso che ha assistito queste attività, svolte congiuntamente fra i due assessorati secondo un modello di integrazione socioassistenziale che vedrà nelle case di comunità, che verranno attivate entro la prima metà del 2026, il giusto approccio per l’integrazione che parte da una formazione più consolidata rispetto al tema, da un’offerta formativa certamente migliore e da un’integrazione che metta al centro la persona”.
Attraverso i fondi Pnes (Programma nazionale equità nella salute), aggiunge Iacolino, “mettiamo il genere femminile al centro delle cure, con screening e attività consultoriali che riguarderanno il cittadino e quei migranti che arrivano in Italia, spesso attraverso la Sicilia che è terra di accoglienza e di integrazione: il fenomeno migratorio si è consolidato, è legato a fughe dai territori in cui ci sono guerra, povertà e miseria. Ci sono migranti economici e quelli caratterizzati dall’esigenza di scappare dai conflitti: per quest’ultimi vige il diritto d’asilo, riconosciuto a livello internazionale. Noi stiamo provando a regolare un sistema creando le condizioni affinché gli assessorati alla Salute e alla Famiglia possano muoversi in sintonia, rendendo effettivo il diritto alle cure anche per i migranti”.
-Foto xd8/Italpress-
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