PALERMO (ITALPRESS) – «Palermo e la Sicilia sono pronte a ospitare i rifugiati afghani, perchè da tempo la mia terra ha fatto dell’accoglienza una bandiera, dimostrando che l’integrazione non soltanto è possibile ma anche conveniente.
Credo che potremo portare avanti una grande operazione di ripopolamento dei borghi abbandonati, paesi interi che si sono svuotati e che rischiano di sparire. E potremo utilizzare nel settore turistico le competenze di chi arriva: penso a quelle linguistiche». Così in un’intervista a la Repubblica, Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia e da poco tesserato Pd, al suo ultimo mandato da primo cittadino del capoluogo siciliano dopo una storia lunga trent’anni, si dice pronto ad accogliere chi è in fuga dall’Afghanistan.
«Ho consegnato una prima lista e so che le prime cinque o sei persone che abbiamo segnalato sono già in aeroporto – dice Orlando – in questa prima fase dobbiamo mettere in salvo i bersagli». «Si tratta di persone – aggiunge – che senza alcun dubbio hanno diritto allo status di rifugiati. Credo che le strutture degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) possano essere una prima soluzione. Ma nell’attesa che si definiscano le procedure burocratiche, potremo contare sul grande cuore di Palermo e sulle tante realtà attive sul territorio, dalla Caritas alla Comunità di Sant’Egidio. In una seconda fase, però, sarà importante anche un aiuto economico e gestionale da parte del governo: i Comuni sono in bancarotta. Una cosa è certa: Palermo non si tira indietro. Questa è un’opportunità anche per noi».
Orlando immagina «un futuro di integrazione. E di lavoro, nelle città e nelle campagne, nei paesi dove le case degli emigrati sono rimaste vuote e si vendono a un euro. Bisogna sapere di cosa si parla e non prestare il fianco a inutili e pericolose istigazioni all’odio. Intanto, le persone che in prima battuta arriveranno, avranno qui in molti casi legami affettivi, ritrovando pezzi della propria famiglia. Ma al di là delle relazioni, Palermo è l’esempio che l’integrazione è una possibilità concreta: nella città che si è riscoperta turistica, i ristoranti assumono i migranti perchè parlano le lingue». Inoltre, immagina di ripopolare l’entroterra siciliano: «Puntando sul lavoro nelle campagne, per esempio. Anni fa la Chiesa valdese fece un corridoio con la Siria e molti siriani si stabilirono sulle Madonie a lavorare la terra: sono esperienze già sperimentate e con successo. C’è il lavoro e ci sono le case: ci sono cittadine fantasma che hanno bisogno di tornare vive. Le differenze sono un punto di forza. Per questo come Anci Sicilia abbiamo subito detto che sul fronte dell’accoglienza noi c’eravamo».
Per Orlando la narrazione “dell’invasione” si contrasta «con i fatti. Pensiamo ai migranti: i numeri sembrano enormi perchè si misurano gli sbarchi sul piccolo porto di Lampedusa o su Pozzallo, che sono solo le porte d’accesso. Ma chi resta? A Palermo, per esempio, più di 200 famiglie si sono iscritte all’elenco per diventare tutori di minori stranieri non accompagnati, solo che centoventi sono ancora in attesa perchè non ci sono minori da aiutare. Dove sarebbe l’invasione? C’è un’intera Italia, direi un’intera Europa, dove i sindaci si sono aperti all’accoglienza. I primi cittadini sono avanti: hanno chiarissimo il problema del rispetto dei diritti umani».
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