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Operazione “Bella vita”, Pm Caltanissetta: “Estorsioni più ampie di quanto emerso”

“Una delle cose che ci ha colpito nel corso dell’operazione è che i commercianti quando venivano avvicinati per pagare il pizzo divenivano accondiscendenti nel momento in cui veniva detto loro che i soldi servivano per mantenere i detenuti in carcere”.

Lo ha detto l’ex capo della squadra mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, che ha condotto le indagini dell’operazione ‘La bella vita’ culminata con l’arresto di sette persone, compreso l’attuale presunto reggente di Cosa nostra Nissena.

“Ci sono sei o sette ipotesi di estorsione – ha detto il Pm della Dda di Caltanissetta Pasquale Pacifico – ma pensiamo che il fenomeno sia un po’ più ampio di quello che è emerso. Spaziavano dall’imprenditore edile alla ristorazione. Gli importi richiesti agli imprenditori non erano eccessivi ma costanti, parliamo di centinaia di euro al mese. C’è stato anche un tentativo di entrare in una di queste attività alle loro condizioni. Stiamo vagliando le posizioni di alcuni di questi imprenditori”.

Il procuratore facente funzioni di Caltanissetta Gabriele Paci aggiunge: “Dopo tanti anni riprendiamo a parlare di mafia a Caltanissetta. Forse a qualcuno sembrava fosse un porto franco, invece non è così. Ci sono personaggi che hanno ripristinato quello che era un vero e proprio ordine mafioso, con un principio di mutua assistenza tra i sodali in libertà e quelli ancora in carcere”.

“C’era chi ricorreva a loro – ha continuato Paci – per avere una mediazione degli affari correnti. In questa operazione, che è  di investigazione pura, non ci sono personaggi che collaborano e non ci sono denunce all’autorità giudiziaria. E’ un dato su cui bisogna riflettere perchè, nonostante la costituzione di comitati, le forze dell’ordine non possono contare su una collaborazione della società civile. Tutto questo associazionismo non ha portato a nulla di che”.

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Redazione