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Matteo Messina Denaro, “u siccu”, é il primo super boss arrestato senza le manette

La sequenza di immagini vedono Matteo Messina Denaro invecchiato, smagrito. Giaccone di pelle e berretto di lana a incorniciargli il viso sciupato. Sale su un furgone dei Carabinieri senza alcuna resistenza, senza, nel viso, alcuna smorfia di disappunto.

Non ha le manette ai polsi e le scene che seguono l’arresto sono caute, nulla a che vedere con i precedenti eccellenti, gli arresti di Riina e di Provenzano. L’indagine é stata diretta dalla Procura della Repubblica di Palermo, con il procuratore Maurizio De Lucia e con l’aggiunto Paolo Guido.

I Carabinieri dei Ros, Reparti operativi speciali, agli ordini del comandante Pasquale Angelosanto, insieme agli uomini dei Gis e a quelli dei comandi territoriali, lo hanno arrestato stamani, dopo le 9, alla Clinica Maddalena di Palermo. Lì, l’ultima primula rossa di Cosa nostra, si era recato di prima mattina per sottoporsi a un ricovero in regime di Day hospital. Messina Denaro sarebbe arrivato intorno alle 8, si sarebbe sottoposto a un tampone rapido Covid e quindi avrebbe atteso il turno per dei controlli medici. Secondo le fonti, gli uomini dei Ros, in borghese, avrebbero avvicinato il boss, che alla Maddalena si sottoponevano da oltre un anno a terapie oncologiche, ovviamente  sotto falso nome, pare che la sua nuova ed ultima identità rispondesse al nome di Andrea Bonafede.

“Come ti chiami? Come ti chiami?” Avrebbero chiesto più volte gli uomini del Ros.

Messina Denaro avrebbe prima divagato e quindi si sarebbe allontanato fin verso il bar della struttura ospedaliera. Quindi il blitz e la cattura. A quel punto avrebbe confermato: “Si, sono io Matteo Messina Denaro.”

Turbamento e incredulità tra gli altri pazienti della clinica, che hanno visto la struttura accerchiata da decina e decine di uomini vestiti di scuro. Un cerchio che si é stretto forte intorno al perimetro del bar della clinica Maddalena, dove Messina Denaro é stato arrestato.

Dopo la cattura, Messina Denaro é stato prima trasferito alla caserma di San Lorenzo, molto vicina al luogo dell’arresto e poi all’aeroporto di Boccadifalco, da dove, con un elicottero militare, il boss sarebbe già in volo verso un penitenziario di massima sicurezza, così come accadde per Riina, arrestato esattamente 30 anni fa e per Provenzano.

Con Messina Denaro é stato arrestato anche un presunto fiancheggiatore, Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara.

Arrestato il boss ci sarà ora da capire la rete che gli girava intorno, il peso specifico che Messina Denaro avesse ancora all’interno di Cosa nostra. Era solo il capo carismatico, considerate le sue fragili condizioni di salute o aveva ancora una forte leadership operativa? Esiste già il nome del capo dell’organizzazione mafiosa?

Chi e quanti gli hanno consentito di vivere come un uomo comune, al punto da ricevere da oltre un anno le cure in una celebre clinica oncologica siciliana, frequentata quotidianamente da centinaia di pazienti?

Alla Maddalena di Palermo le bocche sono cucite.

In città le domande sono tante, ma rimbalzano ancora gli applausi dopo la cattura, la vox populi che é felice per questa vittoria dello Stato.

L’arresto di oggi fotografa una mafia diversa, il capo é malato, e viene arrestato in una grossa clinica di Palermo. Non ci sono covi di campagna o ville bunker. Ma un criminale che viene acciuffato nella sua quotidianità più fragile e al quale non vengono messe neppure le manette ai polsi.

Le indagini proseguono a tutto campo e diversamente non potrebbe essere, considerati i tanti nodi che restano da sciogliere. Messina Denaro ha “solo” 60 anni, un boss ancora giovane, eppure, adesso, pare fragile come un cristallo.

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Redazione