Mafia: no a misura prevenzione per impero Mangia, Dda fa ricorso

Redazione

| Pubblicato il lunedì 03 Marzo 2025

Mafia: no a misura prevenzione per impero Mangia, Dda fa ricorso

di Redazione
Pubblicato il Mar 3, 2025

La Procura antimafia di Palermo ha fatto appello contro il rigetto dell’applicazione della misura di prevenzione – con contestuale confisca – nei confronti degli eredi di Antonio Mangia, imprenditore e fondatore del gruppo Mangia, attivo nel settore turistico, delle vacanze e dei viaggi. Nei mesi scorsi il pool coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella aveva avanzato la proposta di acquisire al patrimonio dello Stato le società oggi appartenenti alla vedova, ai cinque figli, ai nipoti e agli altri familiari del defunto: Aeroviaggi, Fintur, Beni in Trust, Trust Famiglia Antonio Mangia e Fondazione Antonio Mangia.

Il collegio presieduto da Gabriella Di Marco, a latere Ettorina Contino e Vincenzo Liotta, ha però ritenuto insussistenti i presupposti dell’azione, in particolare perchè non è dimostrata l’appartenenza al sodalizio mafioso ma tutt’al più una “contiguità di tipo ideologico”. Non è neanche stata dimostrata l’immissione nelle aziende del gruppo di capitali mafiosi. Ci sono si i rapporti con soggetti imparentati o vicini all’associazione criminale ma “non emerge in maniera sufficientemente netta uno stabile inserimento nel sodalizio nè un tangibile contributo causale consapevolmente fornito”. Da qui il ricorso in appello da parte dei pm, per nulla convinti delle posizioni espresse dalla sezione misure di prevenzione.

Mai indagato ne’ imputato, Mangia era stato ritenuto “socialmente pericoloso” dalla Dda per alcuni suoi presunti rapporti con la mafia agrigentina, di cui aveva parlato il pentito Maurizio Di Gati. I Pm traevano i propri convincimenti anche dalle presenze di alcuni soggetti indiziati mafiosi e poi divenuti boss come Giuseppe Savoca “u Siddiatu” (il Triste) nel condominio di via XII Gennaio 1/c in cui il proposto nel 1973 aveva fissato, a Palermo, la prima sede della Aeroviaggi. Inoltre elementi ulteriori, ritenuti di scarso rilievo dal Tribunale, erano stati tratti dai rapporti con la società proprietaria del residence turistico Torre Macauda, poi confiscato all’ingegnere Giuseppe Montalbano, condannato per mafia a causa dei suoi rapporti con la mafia di Sciacca. Contestati – ma ritenuti anch’essi poco significativi – rapporti con una società, la Barbara Spa, riconducibile al commercialista Pino Mandalari. Anche a voler concedere che Mangia potesse capire che l’azienda fosse riconducibile a Mandalari, anni dopo condannato per mafia, non è detto che sapesse che si trattasse del consulente finanziario di Totò Riina.

Altri rapporti, diretti o indiretti, sarebbero stati con Giusy Farinella, titolare dell’hotel Costa verde di Cefalù, con i costruttori Notaro e col boss Michele Greco, con l’altro imprenditore edile Gianni Ienna, proprietario del San Paolo Palace di Palermo. Tutti però non considerati decisivi dal tribunale. E’ così anche per un pizzino trovato al boss Salvatore Biondino, arrestato il 15 gennaio 1993 assieme a Totò Riina: “Sig. Mangia Aereoviaggi fornitura pesce (Sciaccamare)”.

Un dato che potrebbe significare la “messa a posto” subita da Mangia ma non il contributo a Cosa nostra. Il pentito Di Gati aveva detto di avere riconosciuto in Antonio Mangia la persona che aveva guidato il mafioso agrigentino e un compare nella villa di Geraci Siculo in cui era latitante il boss saccense Salvatore Di Gangi. E’ inverosimile, secondo i giudici della prevenzione, che poi Di Gati non sapesse altro e non avesse avuto alcun contatto con l’imprenditore.

Commentano i legali dei Mangia: “La proposta, a carico di soggetti e imprese terzi ed estranei a ogni addebito, è del tutto destituita di fondamento, come ha già riconosciuto puntualmente il Tribunale di Palermo rigettando la proposta di sequestro per gli eredi di Antonio Mangia. Siamo certi che non ci saranno ulteriori conseguenze e nocumento per soggetti e aziende noti per rigore e trasparenza”. A scriverlo sono gli avvocati Fabrizio Biondo, Giovanni Di Benedetto, Enrico Cadelo, Renato Canonico e Franco Di Trapani.

di Redazione
Pubblicato il Mar 3, 2025


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