L’indagine dei carabinieri sulla rete di presunti favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro, che ha portato oggi all’arresto di 35 persone, ruota attorno a Francesco Luppino, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione Eden e poi scarcerato, indicato dagli investigatori come uno dei “fedelissimi” del boss e porta direttamente a Favara ed al boss Giuseppe Sicilia.
Secondo gli investigatori dopo essere tornato in libertà avrebbe ricominciato a tessere le fila nel mandamento di Campobello Di Mazara.
Nel corso delle indagini del Ros sono stati ricostruiti anche rapporti che vanno al di la della provincia di Trapani, con cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i mafiosi trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”.
La mafia trapanese, sottolineano gli inquirenti, controlla il tessuto economico – sociale della provincia; condiziona la libertà degli incanti; gestisce, in forma pressochè monopolistica il settore della sicurezza dei locali notturni e del recupero crediti; altera le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria; compie estorsioni nei confronti di aziende del settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive) ed ha la disponibilità di armi da fuoco. Nel corso dell’operazione, infine, sono state effettuate numerose perquisizioni finalizzate alla ricerca del latitante e sono state intensificate le attività di controllo del territorio nelle zone di maggiore interesse operativo.
Questa la ricostruzione degli inquirenti riguardante i rapporti tra Franco Luppino e la famiglia mafiosa di Favara: Le dinamiche interprovinciali di Cosa nostra venivano registrate anche con riferimento ai collegamenti fra la provincia trapanese e quella agrigentina, storicamente una delle più inaccessibili roccaforti della predetta organizzazione criminale e da sempre in stretta e organica connessione con la prima.
Anche in questo caso, anello di congiunzione fra le due province era ruolo svolto da Franco Luppino che, nel mese di giugno 2020, conferiva specifico incarico a Piero Di Natale affinché incontrasse e interloquisse con Giuseppe Sicilia.
II Sicilia, per inciso, uomo di fiducia del capo della provincia mafiosa di Agrigento Giuseppe Falsone, è stato definitivamente condannato per aver partecipato alla famiglia mafiosa di Favara fino al 2004; scarcerato il 9 dicembre 2014 e sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, è stato poi nuovamente arrestato il 2 febbraio 2021 per aver diretto la predetta articolazione mafiosa (operazione Xidy).
Dal 17 ottobre al 9 dicembre 2014 è stato detenuto insieme a Francesco Luppino presso il carcere di Agrigento. Dunque il 4 giugno 2020 Piero Di Natale, in adempimento a quanto disposto da Franco Luppino, si recava a Favara per incontrare una persona che si accerterà essere Giuseppe Sicilia; incontro che, tuttavia, non avveniva per difficoltà organizzative, non potendo i due entrare in contatto diretto. Tre giorni dopo, veniva intercettata una conversazione fra il Di Natale e Antonino Nastasi, nel corso della quale si acquisivano alcuni elementi sulla trasferta a Favara del 4 giugno 2020. In particolare, il Di Natale mostrava al suo interlocutore un biglietto, riferendogli che a scriverlo era stata una persona di cui non veniva fatto il nome ma che, in ragione delle successive acquisizioni, veniva identificata nel capo mafia Franco Luppino
Il 9 giugno 2020 Di Natale si recava nuovamente a Favara ove, all’interno di locale pubblico, incontrava Giuseppe Sicilia, la cui voce veniva intercettata dallo spyware installato nel dispositivo cellulare dello stesso Di Natale; dal dialogo intrattenuto, si comprendeva che quello era il loro primo incontro con la conseguenza quindi che i due, il precedente 4 giugno, non erano riusciti a vedersi. Il Di Natale, ottenuta la disponibilità da parte del titolare dell’esercizio commerciale a custodire il suo dispositivo cellulare – escamotage che non consentiva di registrare il prosieguo della riunione – si allontanava con il Sicilia.
Il 16 giugno 2020 Piero Di Natale prelevava Franco Luppino con la propria autovettura e, insieme, si recavano in un luogo isolato di campagna, ove scendevano dal mezzo preservando così la loro conversazione, evidentemente attinente a vicende delicate, da eventuali captazioni investigative. Il giorno dopo veniva accertata la terza trasferta di Piero Di Natale a Favara.
Anche in questo caso, la riunione fra il Di Natale e il capo mafia di Favara si svolgeva in un esercizio pubblico, ove il primo lasciava il proprio telefono cellulare allontanandosene e dunque impedendo ancora una volta
l’intercettazione del dialogo.
Venivano registrate solo le ultime battute dei due, e cioè la richiesta del Sicilia di dare un abbraccio a “una persona”, alla luce della dinamica dei fatti, è certamente identificabile in Francesco Luppino (Sicilia: “dagli sempre un abbraccio da parte nostra”); si comprendeva inoltre che fra i due era pendente la trattazione di affare non meglio indicato.
Di ritorno da Favara, il Di Natale si incontrava prima con Vincenzo Spezia e,
infine, proprio con Franco Luppino.
Sulle interlocuzioni con Giuseppe Sicilia, null’altro è stato registrato nei mesi successivi anche tenuto conto che lo stesso Sicilia, il 2 febbraio 2021, è stato sottoposto a Fermo e poi a custodia cautelare nell’ambito del procedimento penale scaturito dall’operazione Xidy che ha riguardato numerosi capi ed esponenti di Cosa nostra agrigentina.