“Estorsioni mafiose a Licata”, via libera all’estradizione di Angelo Stracuzzi

Redazione

| Pubblicato il mercoledì 02 Aprile 2025

“Estorsioni mafiose a Licata”, via libera all’estradizione di Angelo Stracuzzi

di Redazione
Pubblicato il Apr 2, 2025

Sarebbe ormai questioni di giorni il rientro in Italia dell’imprenditore licatese Angelo Stracuzzi, catturato lo scorso agosto ad Hammamet dopo tre mesi di latitanza. La Tunisia, secondo quanto appreso, avrebbe dato il via libera all’estradizione di Stracuzzi. Una volta ratificato il provvedimento, dunque, il licatese tornerà in Italia per affrontare il processo che lo vede imputato nell’ambito della delicata inchiesta che ipotizza un giro di estorsioni mafiose compiute tra Licata e Agrigento.

Altre due persone – la moglie Rita Nogara e l’imprenditore di Favara Giuseppe Pullara- sono stati rinviati a giudizio e il processo è alle prima battute e riprenderà il prossimo 14 maggio. La posizione di Stracuzzi, in attesa del suo rientro in Italia, è stata stralciata. L’imprenditore si era reso ufficialmente irreperibile lo scorso 8 maggio quando la Suprema Corte accogliendo un ricorso della Direzione distrettuale antimafia di Palermo aveva decretato la cattura. Il cinquantenne così aveva fatto perdere le sue tracce. La sua latitanza è finita tre mesi più tardi ad Hammamet.

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ruota attorno alla figura di Stracuzzi. Per gli inquirenti sarebbe il protagonista di una serie di giravolte finanziarie – con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro – nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti al fine di agevolare la Stidda agrigentina. A Stracuzzi vengono contestate due estorsioni: la prima in concorso con l’imprenditore Pullara nei confronti di una ditta che si occupa di rifiuti; la seconda, questa volta in concorso con lo stiddaro Giuseppe Chiazza, Giuseppe Manazza e Rosario Patti (giudicati separatamente), relativa ad alcuni terreni in contrada Mola Cotugno a Licata. Sempre a Stracuzzi, questa volta in concorso con la moglie Rita Giovanna Nogara, viene poi contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori. In particolare, secondo gli inquirenti, avrebbe usato la coniuge come prestanome per evitare (senza successo) di farsi sequestrare beni a lui riconducibili. E, nello specifico, le quote sociali della “Savap tecnologie srl”, della “Ortoplast srl”, della “Giò srl”; della “Madreterra srl”.

di Redazione
Pubblicato il Apr 2, 2025


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