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Cosa Nostra tentava di riorganizzarsi cercando un nuovo reggente nella Sicilia Orientale

Cosa Nostra tenta di riorganizzarsi in Sicilia orientale, con una mediazione tra le famiglie nei territori di Catania, Caltagirone e Siracusa, incapaci di darsi un vero “reggente” e di dargli una “investitura ufficiale”. A tessere i fili della nuova rete sono la storica famiglia Santapaola-Ercolano nel territorio etneo, la famiglia La Rocca nel Calatino, la famiglia di Ramacca e il clan Nardo di Lentini, nel Siracusano. “E’ stata documentata – spiegano gli investigatori del Ros a proposito dell’operazione che ha portato all’emissione di 56 ordinanze di custodia cautelare in carcere – la riorganizzazione interprovinciale del sodalizio mafioso che e’ riuscito a mantenere l’operativita’ nei tradizionali settori delle estorsioni, del recupero crediti e della cessione di stupefacenti, nell’economia lecita dei trasporti su gomma e in dell’edilizia e d’influenzare i processi decisionali degli enti locali”, come nel caso dell’affidamento dei servizi cimiteriali a Vizzini e negli appalti per la manutenzione stradale a Caltagirone.

La definizione dei nuovi assetti e dei nuovi equilibri tra i clan, molto faticosa e segnata da “momenti di forte conflittualita’” captati dai carabinieri, avveniva periodicamente nell’officina di Salvatore Rinaldi. Era qui che veniva discussa la spartizione di territori e proventi, ma la difficolta’ a individuare un “reggente” di Cosa nostra catanese rendeva tutto piu’ arduo. In piu’, la compattezza interna ed esterna dei clan e’ messa costantemente a rischio dalla presenza di potenziali collaboranti: l’operazione Agora’, strutturata attraverso indagini tradizionali e una “imponente” attivita’ d’intercetta, si e’ avvalsa di ben 16 collaboratori di giustizia, che hanno portato a identificare gli elementi di maggior peso dell’organizzazione e a ricostruire, al contempo, la rete di relazioni e la struttura delle famiglie”. 

“Presso l’officina di Rinaldi – hanno documentato i carabinieri del Ros – si verificava un susseguirsi d’incontri finalizzati a monitorare costantemente le diverse e numerose questioni che sorgevano nella provincia etnea, tra queste estremamente significativa era quella che interessava i rapporti tra Catania e la famiglia di Ramacca, la quale lamentava il mancato versamento delle percentuali storicamente pattuite derivanti dalle estorsioni commesse nel territorio di sua competenza, con la conseguenza d’intaccare anche il prestigio di Pasquale Oiva al vertice di quella famiglia”. In occasioni del genere entravano in campo i mediatori: “Rinaldi, Renna, Schillaci e Ferrini (sono alcuni dei cognomi di arrestati, ndr) organizzavano piu’ incontri, ai quali prendevano parte per conto della famiglia di Ramacca Franco Compagnino e Alessandro Fatuzzo, all’esito dei quali veniva ristabilito il rispetto delle antiche regole”.

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Redazione