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Corruzione: indagati sindaco di Giardinello ed ex finanziere

Divieto di dimora per il sindaco di Giardinello Antonino De Luca, un ex finanziere condannato per favoreggiamento alla mafia e un dipendente comunale.

Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità materiale e ideologica commessa da pubblici ufficiali, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Ad eseguire l’ordinanza emessa dal Gip i carabinieri della compagnia di Partinico, su delega della Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Per il sindaco e l’impiegato comunale è scattato il divieto di dimora nel comune di residenza mentre per l’ex finanziere il divieto di dimora nell’intera provincia.

Nell’indagine è coinvolto anche un agente della polizia municipale del comune di Giardinello che, però, non ha avuto alcuna misura cautelare.

L’inchiesta è stata avviata a gennaio 2020. Grazie alle intercettazioni sono state riscontrare anomalie nell’iter di una pratica amministrativa che, per i pm, sarebbe stata gestita secondo logiche clientelari e lontane dal perseguimento dell’interesse pubblico. Sono due gli episodi finiti al centro dell’inchiesta. Nel primo il sindaco di Giardinello avrebbe istigato l’agente di polizia municipale a redigere un falso verbale di accertamento per iscrizione anagrafica, per far sì che a un suo conoscente, ex finanziere e condannato in via definitiva per i reati di favoreggiamento aggravato in favore dell’associazione mafiosa e rivelazione di segreto di ufficio, venisse accolta un’istanza indirizzata all’Ufficio di sorveglianza del Tribunale di Palermo per ottenere la remissione di un debito giudiziario per oltre 200.000 euro.

L’ex finanziere, destinatario del divieto di dimora nell’intera provincia, avrebbe prodotto una falsa attestazione di trasferimento di dimora da un comune all’altro, e una dichiarazione di formazione di un nuovo nucleo familiare a reddito zero, circostanza che avrebbe determinato un danno per il Ministero della Giustizia, visto che grazie alla pratica avrebbe ottenuto la remissione del debito.

Il gip nel provvedimento ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per oltre 200.000 euro.

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Redazione