Quattro persone, tre italiani e uno straniero, di età compresa tra i 32 e i 71 anni, tra datori di lavoro e intermediari, sono state denunciate dai carabinieri del Nil di Catania durante un’operazione di contrasto al caporalato portata a termine a Paternò insieme con i colleghi della locale compagnia. Gli indagati sono accusati di sfruttamento lavorativo. Nell’ambito di controlli contro il caporalato, militari dell’Arma hanno trovato schiere di braccianti stranieri reclutati in luoghi di incontro prefissati che venivano poi condotti presso aziende agrumicole della zona.
Secondo quanto accertato, i lavoratori erano costretti a raccogliere un minimo di 50 cassette al giorno per essere retribuiti, con 90 centesimi a cassetta, in violazione del contratto collettivo nazionale che vieta espressamente il pagamento ‘a cottimo’. Quelli che non raggiungevano l’obiettivo non venivano più chiamati a lavorare. I militari hanno constatato la “totale assenza delle più elementari misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni, a dimostrazione di un contesto di sfruttamento sistematico”. È emerso inoltre che uno dei caporali pretendeva dai braccianti la restituzione di una parte della retribuzione.