Dieci arresti ad Alcamo in provincia di Trapani per associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.La Polizia coordinata dalla Dda di Palermo ha eseguito stanotte il provvedimento cautelare nei confronti di 10 soggetti, tutti residenti in provincia di Trapani appartenenti o vicini alla locale famiglia mafiosa.
Giorgio Ascari, 54 anni, di Alcamo; Giorgio Benenati, 55 anni, di Salemi; Francesco Coppola, 64 anni, di Alcamo; Giosuè Di Gregorio, 54 anni, di Erice; Salvatore Li Bassi, 66 anni, di Calatafimi; Antonino Minio, 53 anni, di Trapani; Antonino Papania, 66 anni, di Alcamo; Pasquale Perricone, 69 anni, di Alcamo; Giuseppe “Diego” Pipitone, 49 anni, di Trapani; Giuseppe Sciacchitano, 49 anni, di Alcamo.
L’indagine ha documentato l’esistenza di un connubio affaristico – mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale, facendo emergere la capacità dell’organizzazione di indirizzare il voto locale in favore del candidato alcamese Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico “VIA”, cristallizzando chiari indizi di colpevolezza nei confronti di un ex Senatore del Pd Antonino Papania oggi arrestato, ispiratore del citato movimento e promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa, dietro un compenso in denaro pari a circa 3 mila euro, in occasione delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022.
L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle “famiglie” mafiose di Alcamo e Calatafimi. Ma soprattutto le investigazioni hanno consentito di ricostruire una serie di condotte di natura estorsiva, alcune consumate altre solo tentate, in danno di imprenditori locali – tra i quali un imprenditore di Castellammare, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture – consistite, secondo le risultanze investigative, nel paventare condotte ritorsive qualora le vittime non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50 mila euro.