Lo scriviamo fin da subito e senza troppi giri di parole. L’inchiesta della procura su un giro di tangenti per pilotare le gare pubbliche ha messo nel mirino la madre di tutti gli appalti: il rifacimento della rete idrica di Agrigento. Si tratta di una prima tranche di lavori per un importo di 37 milioni di euro con Aica, l’azienda idrica dei comuni agrigentini, che risulta essere la stazione appaltante.
Per la procura di Agrigento, infatti, l’appalto della rete idrica sarebbe stato in qualche modo “pilotato” grazie alla complicità di dirigenti e funzionari pubblici agrigentini e assegnato ad un consorzio di imprese che non soltanto sarebbe risultato inidoneo ad assicurare la concreta esecuzione dei lavori ma non avrebbe avuto neanche i requisiti economici e aziendali per affrontare un lavoro di tali dimensioni. Ma non è finita qui. Per gli inquirenti guidati dal procuratore capo Giovanni Di Leo, inoltre, ci sarebbe stata in atto una frode in pubbliche forniture attraverso l’effettuazione di lavori parziali (peraltro con gravi ritardi) eseguiti tramite subappalti mai autorizzati e in totale violazione della legge.
Chiarito l’aspetto “più tecnico” della vicenda è bene adesso conoscerne i protagonisti che, secondo la procura di Agrigento, avrebbero avuto un ruolo di primo piano. Per l’appalto di rifacimento della rete idrica di Agrigento sono indagati Sebastiano Alesci, dirigente dell’Utc di Licata, Giuseppe Capizzi, imprenditore e sindaco di Maletto e Giovanni Campagna, segretario particolare dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, dimessosi nelle scorse settimane. Vi è poi anche un “omissis” che Grandangolo, in esclusiva, ha ribattezzato “mister X”. A loro vengono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e frode nelle pubbliche forniture.
Ed in particolare, secondo l’ipotesi della procura di Agrigento, Alesci, quale componente della Commissione di gara, avrebbe attribuito i punteggi alle offerte economiche presentate; Capizzi avrebbe costituito il consorzio di imprese che si è aggiudicato l’appalto senza averne i requisiti; lo stesso Capizzi, unitamente al Campagna e con la mediazione di “omissis”, avrebbero alterato la procedura omettendo la predisposizione di qualsiasi organizzazione di cantiere in attesa dell’erogazione della prima tranche di finanziamento e a mezzo di subappalti non autorizzati.
Chi siano i funzionari pubblici agrigentini ma soprattutto “mister X” (al momento) non è dato sapere. L’inchiesta però sembrerebbe puntare alle più alte sfere della politica locale e regionale.