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Il femminicidio di Patrizia Russo, Giovanni Salamone tenta suicidio in carcere 

Ha tentato il suicidio in carcere due giorni dopo essere finito in cella, accusato di avere ucciso a coltellate la moglie che dormiva, ma gli agenti della penitenziaria l’hanno bloccato e salvato. Il tentativo di togliersi la vita, reso noto oggi, risale a venerdì sera, dopo che in giornata per Giovanni Salamone, 61 anni, il fermo era stato convalidato al termine dell’interrogatorio di garanzia, assistito dall’avvocato di fiducia, Gianfranco Foglino, davanti al sostituto procuratore Andrea Trucano.

“È assurdo, la prima persona a dover essere informata avrei dovuto essere io o il mio collega, per poi avvertire la famiglia. Invece ho appreso la notizia dai media. Lo stesso giudice nell’ordinanza aveva chiesto che Salamone fosse tenuto sotto controllo, vista la sua condizione di forte disagio. Questa, purtroppo, invece, è la situazione delle nostre carceri”.

Sono le parole di Elisabetta Angeleri, avvocata che difende Salamone, in pool con Gianfranco Foglino. “Non sono riuscita ad avere informazioni certe, perché – prosegue Angeleri – l’agente di polizia penitenziaria con cui ho parlato ha continuato a ripetermi che non c’è il direttore e che di certe cose non si può parlare al telefono. Non mi è stato neanche confermato il ricovero in Psichiatria” e riferisce di essersi sentita dire: “Il suo cliente sta bene, venga domani per il colloquio. Nessuna informazione in più e nello specifico – sottolinea la legale – su quanto accaduto al mio cliente”.

Il femminicidio era avvenuto prima dell’alba di mercoledì, nella casa di Solero (Alessandria) presa in affitto dalla coppia da circa un anno, perché la donna, Patrizia Russo, 53 anni, aveva trovato impiego come insegnante in una scuola media della zona. I due, originari di Agrigento, avevano appena fatto ritorno da un soggiorno nella terra d’origine, dove l’uomo ha un’attività agricola. Proprio in quest’ambito sarebbe nato il disagio psichico, che fin da subito l’uomo aveva dichiarato col legale d’ufficio, Stefano Daffonchi, legato a “diverse, cartelle esattoriali imputabili alla ditta di olio, frutta e verdura di Salamone in Sicilia, per una cifra in fase di ricostruzione” aveva spiegato l’avvocato. Venerdì sera, come ricostruito dall’Osapp, il detenuto – approfittando dell’assenza del compagno di cella per la doccia – con un cappio rudimentale, ricavato dalle lenzuola, ha tentato di togliersi la vita nella casa circondariale Cantiello e Gaeta di Alessandria. L’ha salvato l’immediato l’intervento dei baschi blu.

“Un intervento encomiabile – commenta Leo Beneduci, segretario generale del sindacato -. Nonostante la penuria di strumenti e organici, donne e uomini del corpo continuano a fare fino in fondo il proprio dovere con la massima professionalità”.

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Redazione