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Donna trovata morta in casa, il marito: “Non sono stato io”

Sarà eseguita dopodomani, mercoledì 16 marzo, l’autopsia su Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco, ritrovata la sera di due giorni fa senza vita a terra nella sua abitazione di Lentini.

Lo ha disposto la Procura di Siracusa che, come atto dovuto per eseguire un atto irripetibile, ha indagato per omicidio volontario il marito della vittima, Massimo Cannone,  un tappezziere italiano di 45 anni.

Dall’esame potrebbero emergere elementi determinanti sulla dinamica della morte della donna che sarebbe stata pugnalata alla gola con un grosso coltello da cucina.

 A chiamare le forze dell’ordine è stato il marito. Dopo essere stato interrogato a lungo da investigatori del commissariato di Lentini e della squadra mobile di Siracusa, l’uomo ieri sera è tornato a casa. Il sostituto procuratore Gaetano Bono, titolare dell’inchiesta, lo ha iscritto nel registro degli indagati. Interrogati a lungo anche il figlio diciannovenne della coppia, amici e i vicini di casa.

 Al medico legale Giuseppe Ragazzi il compito di accertare le cause del decesso e stabilire se ci siano stati segni di colluttazione. Gli inquirenti dovranno stabilire come la donna è morta: se è stato un omicidio o, se come sostiene l’uomo, sia stato un incidente o un suicidio.

Una versione sull’accaduto è stata fornita proprio oggi da Massimo Cannone intervistato dalla trasmissione televisiva Ore 14 di Raidue.

E’ uscito di casa, assieme al figlio, lui per andare in una pizzeria e il giovane a prendere dell’acqua in un supermercato, e quando un’ora dopo è rientrato ha trovato la moglie sul letto, le ha tolto il coltello dal collo e ha tentato di rianimarla, ma era già morta, e con uno straccio ha pulito la pozza di sangue per terra nella stanza. E’ la ricostruzione fornita da Massimo Cannone, il tappezziere di 45 anni marito di Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco, ritrovata la sera di due giorni fa senza vita a terra nella loro abitazione di Lentini.

Formulando un’ipotesi sull’accaduto: «secondo me ha fatto tutto da sola, poi non lo so…”

Quando sono entrato – ha detto – le ho tolto il coltello dal collo, uno di quelli che abbiamo in cucina, e ho cercato di darle aiuto. La porta di casa non era stata forzata. C’era sangue dappertutto perché prendeva dei farmaci anticoagulanti per curare l’ischemia. Ho preso un mocio e ho pulito il sangue per terra. Poi ho mandato un messaggio a mio figlio dicendogli di vederci da suo zio perché non volevo che vedesse quella scena. Poi è stato mio fratello che ha chiamato polizia e l’ambulanza». “E’ vero che mi hanno indagato – ha confermato Cannone – mi hanno anche sequestrato tutti gli abiti, ma sono libero e mercoledì c’è l’autopsia. Mi hanno detto che non dovevo toccare alcunché, perché è la scena del crimine. Ma io non potevo non cercare di aiutarla. Perché non chiamato un’ambulanza? Perché al 90 per cento era morta, anzi sicuramente era morta. Non sapevo quello che facevo, il quel momento il mio cervello se ne è andato in tilt. Problemi in famiglia? Mai avuti in 25 anni di matrimonio, e mai tra noi»

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Redazione