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Omicidio Lorena Quaranta, clamoroso al processo: ergastolo verso l’annullamento

Clamoroso colpo di scena nel processo scaturito dall’omicidio di Lorena Quaranta, studentessa di medicina favarese uccisa dal fidanzato nella notte del 31 marzo 2020 all’interno di un appartamento di Furci Siculo.

L’ergastolo inflitto ad Antonio De Pace appena sei mesi fa dalla Corte di Assise di Messina potrebbe essere annullato. Il motivo, se confermato, sarebbe incredibile.

Uno dei giurati che componeva la Corte avrebbe superato la soglia dei 65 anni di età non potendo dunque far parte del collegio. Ne è convinto l’avvocato Salvatore Silvestro, uno dei difensori di De Pace, che ha presentato ricorso.

Se la circostanza venisse confermata si andrebbe verso l’annullamento dell’ergastolo con un nuovo processo da celebrare comportando un nuovo dramma per familiari e memoria della vittima.

E non sarebbe neanche il primo caso a Messina. Il 20 dicembre scorso è stata “cancellata” la condanna a 22 anni di carcere – per lo stesso motivo – nei confronti di Luigi De Domenico, accusato di omicidio volontario per la morte della sua compagna.

Il femmicidio di Lorena Quaranta si consuma nella notte del 31 marzo 2020 all’interno di un appartamento di Furci Siculo, nel messinese, che i due giovani condividevano. E’ stato lo stesso De Pace, dopo aver strangolato Lorena, a chiamare i carabinieri al telefono: “Venite, ho ucciso la mia fidanzata”. Il movente non è mai stato del tutto chiaro. L’infermiere calabrese ha infatti sostenuto, almeno nelle prime fasi delle indagini, di avere ucciso la giovane fidanzata perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Una circostanza poco credibile e smentita immediatamente grazie ai successivi esami effettuati.

La Procura di Messina, inoltre, ha contestato l’aggravante della premeditazione a De Pace sostenendo l’ipotesi che il delitto fosse stato ideato e pianificato in base al fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. Questa circostanza, però, è stata esclusa dai giudici della Corte di Assise di Messina.

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Redazione