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Liste d’attesa, un ostacolo per i cittadini in cerca di cure: il calvario di Raimondo Moncada

Le liste d’attesa continuano a rappresentare un ostacolo significativo per i cittadini in cerca di cure. “Ho cercato a ottobre di prenotare in tempi ragionevoli una colonscopia. Con tanto di ricetta medica, mia moglie va al CUP, il centro unico di prenotazione dell’Asp di Agrigento. Propongono una data che mi lascia a bocca aperta, non tra un mese, non tra due, non nell’anno di Agrigento Capitale di Cultura, ma nel febbraio 2026 se intendo farlo a Sciacca. Dunque la soluzione? Pagare e andare in una struttura privata”, racconta cosi in un lungo post Raimondo Moncada paziente oncologico dal 2022, un lungo calvario, visto che per ricevere le cure è costretto o ad emigrare a Bologna o recarsi all’ospedale di Cefalù, struttura privata convenzionata col sistema sanitario pubblico.

Nella provincia di Agrigento, secondo quanto annunciato dal manager Giuseppe Capodieci, si è riusciti ad azzerare le liste di attesa del 2023 e adesso con la metodologia Rao (Raggruppamenti di Attesa Omogenei), metodo che consente di dare tempistiche diverse per l’accesso alle prestazioni specialistiche  ambulatoriali in base alla gravità del paziente, si punta ad abbattere anche quelle del 2024. Tra le prescrizioni “critiche”  dove si sta applicando la metodologia Rao e di conseguenza si sta cercando di azzerare la liste d’attesa ci sono quelle che riguardano la risonanza magnetica, le tac cardiache, la gastroscopia e la colonscopia. Dal racconto dell’agrigentino, paziente oncologico, ci sembra però che le cose non siano migliorate, anzi, sono rimaste ferme.

“Faccio l’esame il 7 novembre, ho una diagnosi che mi mette ancor più in allarme. L’esame si deve comunque ripetere e con urgenza, perché il medico non riesce a completare l’indagine”, racconta Moncada. “Di nuovo la trafila, di nuovo a sbattere la testa a muro: prescrizione medica urgente, codice oncologico 048, quesito diagnostico che si presenta con la sua evidente gravità, referto allarmante del medico di Cefalù che si rende subito disponibile a ripetere l’esame entro la settimana successiva. Riprovo la strada del CUP del servizio sanitario pubblico mi propongono due date: vicino a casa mia a novembre 2026; all’ospedale di Canicattì il 14 agosto 2025. Scelgo la data più vicina, quella dell’anno in cui si celebrerà Agrigento Capitale della Cultura e non della Cultura Sanitaria.Un medico mi consiglia di accettare qualsiasi data e qualsiasi destinazione perché poi mi avrebbero chiamato da una struttura dell’ASP, tale CUR, nell’ambito di un progetto per l’abbattimento delle liste d’attesa. Ancora, vista l’urgenza, da martedì 12 novembre giorno della prenotazione, attendo la chiamata”, prosegue nel suo sfogo l’agrigentino che alle autorità sanitarie chiede: “riuscite a capire quello a cui si è costretti ad andare incontro? Riuscite a mettervi nei nostri panni, nelle nostre carni lacerate, nelle nostre teste sempre allarmate, nei nostri cuori che impazziscono di battiti al primo sospetto sintomo? Questa non è la mia sanità, la sanità di cui ho bisogno. Sono un paziente X, come altri pazienti oncologici e altri pazienti con altre gravi patologie che hanno le loro necessità e urgenze, che hanno bisogno della sanità pubblica perché senza morirebbero. Siamo pazienti che ogni notte si addormentano sperando che l’indomani mattina la malattia non si risvegli con loro”.

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Redazione