Carcere a vita. E’ questa la richiesta avanzata questa mattina dal sostituto procuratore Roberto Conte nei confronti di Antonio De Pace, infermiere calabrese accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Lorena Quaranta, studentessa in medicina e chirurgia di Favara.
Il brutale delitto è stato commesso in un appartamento che i due giovani condividevano a Furci Siculo, nel messinese, la notte del 31 marzo 2020. Per l’accusa, che ha chiesto l’ergastolo al termine della requisitoria, quello di De Pace fu omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. La sentenza, se non ci saranno colpi di scena, sarà emessa dai giudici della Corte di Assise di Messina presieduta da Massimiliano Micali il prossimo 29 giugno.
Questa mattina in aula, prima delle conclusioni del pubblico ministero, è stato sentito anche il consulente nominato dall’avvocato Giuseppe Barba che rappresenta i familiari di Lorena Quaranta.
Il dottore Domenico Micale si è allineato di fatto a quanto già emerso dalla perizia psichiatrica effettuata dal professor Stefano Ferracuti, ordinario di psichiatria e criminologia della Sapienza di Roma, sull’imputato. “De Pace non presenta elementi clinicamente rilevanti tali da configurare un quadro nosograficamente definito in ambito psichiatrico”. Di fatto è capace di intendere e di volere e dunque “è imputabile” e può stare in giudizio e affrontare regolarmente il processo poiché “non ha una anamnesi di disturbi psichiatrici”.
Il delitto si consuma la notte del 31 marzo 2020. E’ lo stesso De Pace a chiamare i carabinieri poco dopo aver strangolato Lorena Quaranta. “Ho ucciso la mia fidanzata” avrebbe detto ai militari dell’Arma che, giunti sul posto, lo hanno immediatamente arrestato. Una confessione che però non ha mai convinto del tutto gli inquirenti messinesi soprattutto in assenza di una indicazione del movente. De Pace in prima battuta ha dichiarato di aver ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Circostanza che però è stata da subito smentita dai tamponi eseguiti ad entrambi che sono risultati negativi. A chiusura delle indagini la Procura ha pure contestato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi nei confronti di De Pace: il 29enne avrebbe ideato e pianificato l’omicidio e questo sarebbe dimostrato dal fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti.