Corruzione: condannato Di Giovanni, ex capo Vigili urbani Agrigento

Redazione

| Pubblicato il mercoledì 09 Aprile 2025

Corruzione: condannato Di Giovanni, ex capo Vigili urbani Agrigento

di Redazione
Pubblicato il Apr 9, 2025

Quattro anni e otto mesi di reclusione per Gaetano Di Giovanni, ex comandante dei Vigili urbani di Agrigento e capo di gabinetto del sindaco, Francesco Miccichè, accusato di corruzione. La sentenza è stata emessa dal Gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro, che ha inflitto una pena di poco inferiore ai 5 anni proposti all’udienza precedente dal pubblico ministero Giulia Falchi.

L’ex potentissimo burocrate di Palazzo dei Giganti, l’11 aprile dell’anno scorso, è finito in carcere e si trova attualmente detenuto agli arresti domiciliari. Di Giovanni, 60 anni, all’epoca dei fatti, nell’estate del 2021, dirigente del distretto socio-sanitario di Agrigento, è accusato di avere favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti (per un importo totale complessivo di 204.051 euro) alla società Medea e l’affidamento dei servizi socio-assistenziali nei Comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355 euro) alla coop di Partinico, Nido d’argento, ricevendo dai rappresentanti della società, in almeno tre tranches, la somma complessiva di 7.500 euro.

Accuse dalle quali Di Giovanni, in un’udienza precedente, aveva provato a smarcarsi. “Mai preso soldi da nessuno, in quei fascicoli non c’erano banconote ma solo documenti. Peraltro – aveva aggiunto – in quanto dirigente coordinatore, non avevo formale responsabilità sugli atti come, al contrario, il responsabile del procedimento”.

Il burocrate aveva provato anche a dare una giustificazione alle cene e agli incontri all’apparenza impropri che avrebbe condiviso con il presidente della Nido d’Argento, Giuseppe Gaglio, che ha chiesto di patteggiare 4 anni e 4 mesi.

 “Le cene e i pranzi – ha detto – erano solo finalizzati a dei colloqui fra Gaglio e mia moglie, che fa il dirigente scolastico e voleva delle informazioni per organizzare una gita di istituto a Borgo Parrini”.

Versione che non ha convinto il giudice che ha disposto pure l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità a contrarre in perpetuo con la pubblica amministrazione. Scattano pure le sanzioni accessorie della risoluzione del rapporto di lavoro e della confisca definitiva del profitto. Deciso, infine, un risarcimento di 5 mila euro in favore del Comune di Santa Elisabetta.

di Redazione
Pubblicato il Apr 9, 2025


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