E’ necessario “ricomporre”, “rigenerare coesione”, “procedere insieme”.
Le parole del presidente della Repubblica diventano un incedere incalzante nel suo intervento che da’ il via all’anno di Agrigento Capitale italiana della cultura. Lo chiede – sottolinea Sergio Mattarella davanti alla platea del Teatro Pirandello – “il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta. Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignita’, e la stessa vita. Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le poverta’ estreme, le marginalita’. Lo richiede il lamento della terra, violata dallo sfruttamento estremo delle risorse, con le sue catastrofiche conseguenze, a partire dal cambiamento climatico”.
La nostra Costituzione, del resto, e’ stata “lungimirante”, affiancando, nell’articolo 9, la promozione della cultura alla tutela del paesaggio: “Mai come adesso – incalza Mattarella – comprendiamo l’urgenza di un riequilibrio, di un nuovo sviluppo che potra’ essere veramente tale solo se sara’ sostenibile sul piano ambientale e sociale. Mai come adesso abbiamo coscienza del fatto che l’opera delle istituzioni e le politiche pubbliche sono importantissime e tuttavia non basteranno se non verranno sostenute da una corale responsabilita’ dei cittadini”.
La cultura cui fa riferimento il capo dello Stato, non e’ un fatto stantio. Tutt’altro. E’ vero, in un luogo, come Agrigento, dove il patrimonio monumentale e’ dominante, “potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato. Ma la cultura non ha lo sguardo volto all’indietro. Piuttosto ha sempre sollecitato ad alzarlo verso il domani”. La cultura “e’ una sorgente di umanita’ cui attingere per dotarci di nuovo dinamismo”, e’ rivolgersi a un orizzonte ampio, “ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civilta’”. Dialogo e solidarieta’ ne sono il portato piu’ autentico: cosi’ evoca l’altro pilastro di questa ambiziosa avventura: i lampedusani, “concittadini che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civilta’ europea. Espressione di cultura solidale”. E l’Italia deve essere all’altezza di se stessa che, “con i giacimenti culturali che ovunque la contraddistinguono, e’ lezione di dialogo, di pace, di dignita’, per l’oggi e per il domani”. Cosi’, il tema decisivo che investe la cultura, per Mattarella, “e’ come farne perno di comunita’. Come far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura, un bene comune, un patrimonio davvero condiviso. Una risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni piu’ preziosi: la liberta’, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarieta’”. Agrigento e Lampedusa lanciano in questo modo “una sfida per questo nostro tempo” e su questa rotta “sollecitazione e spinta per tante altre realta’ italiane”. La sfida di “accrescere le opportunita’ dove oggi si sono ridotte”, di affermare che “le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualita’”.
E la Capitale italiana della cultura, su questo terreno, “intende parlare al resto del Paese e all’Europa di cui e’ parte”.