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Armi da guerra e tensioni tra gruppi criminali, 5 arresti a Gela: “Intercettazioni fondamentali”

Connivenze e affari comuni ma talvolta anche tensioni e fibrillazioni che rischiano di sfociare in una vera e propria faida tra gruppi criminali. È quanto emerge dall’inchiesta della procura di Gela, guidata dal procuratore Salvatore Vella, culminata questa mattina con l’arresto di cinque persone per porto e detenzione di armi da guerra. L’operazione è stata eseguita all’alba dai poliziotti del commissariato di Gela, guidati dal primo dirigente Felice Puzzo, e dagli agenti della Squadra mobile di Caltanissetta. Cinque gli arrestati: per tre si sono aperte le porte del carcere (uno in realtà già detenuto) mentre altri due vanno ai domiciliari. Tra questi vi è anche l’armiere del gruppo, rintracciato dalla polizia a Brescia. 

L’inchiesta ha permesso di fare luce sulla disponibilità di armi di un gruppo criminale, capace di trovare e utilizzare addirittura un mitra. La micidiale arma, peraltro, non è stata ancora ritrovata. Le indagini nascono da una lite avvenuta all’esterno di una discoteca che avrebbe fatto entrare in contrasto due fazioni: quella odierna e una facente capo a Giuseppe Tasca, arrestato otto mesi fa nell’operazione Ianus poiché ritenuto il nuovo reggente della famiglia Rinzivillo. Il principale indagato, una volta appresa la circostanza di essere “cercato” dai rivali, decide di armarsi. E così, nel breve tempo, riesce a recuperare un potente mitra che ancora oggi non è stato ritrovato. Gli inquirenti, che però intercettano gli indagati, ascoltano in “viva voce” le esercitazioni con l’arma che viene provata su una macchina. 

La presenza di armi clandestine è un problema endemico di questo territorio – sottolinea il procuratore Vella – e non è una esclusiva soltanto della criminalità organizzata. Il fenomeno preoccupa particolarmente per la capacità offensiva elevata che può essere utilizzata contro altri gruppi criminali ma anche contro inquirenti e forze dell’ordine. Quello che possiamo dire è che nel momento in cui i criminali hanno la percezione del rischio hanno la possibilità di dotarsi di armi da guerra in tempi brevi”. 

Queste le parole del primo dirigente del commissariato di Gela, Felice Puzzo: “Sinergia tra tecniche di investigazioni tradizionali e intercettazioni ambientali e telematiche che hanno permesso di individuare fonti di prova importantissime. Purtroppo c’è una subcultura familiare che si trasferisce e quindi questi ragazzi dovrebbero studiare e leggere di più ed evitare di entrare in circuiti criminali dai quali difficilmente poi possono venirne fuori”.

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Redazione