La notizia di perquisizioni a tappeto nelle sedi di alcune ditte e imprese edili di Favara (e non soltanto) è rimbalzata per tutto il giorno senza tuttavia registrare (apparentemente) importanti sussulti. E, invece, il colpo di scena c’è stato. E anche piuttosto clamoroso.
La Procura di Agrigento ha acceso un enorme faro su alcuni dei più importanti appalti pubblici del territorio. Appalti che sarebbero stati “pilotati” e assegnati alle ditte che pagavano “mazzette” piuttosto consistenti che servivano per aggiudicarsi i lavori. Il sussulto tanto atteso, alla fine, c’è stato: cinque gli imprenditori arrestati, tredici (al momento) gli indagati che hanno subìto perquisizioni. Tra questi ci sono nomi di un certo calibro che aprono – da questo momento in poi – inquietanti scenari: Giovanni Campagna, che dovrebbe essere il segretario particolare dell’ex assessore all’Energia, Roberto Di Mauro; l’imprenditore e sindaco di Maletto, Giuseppe Capizzi. E poi ancora un avvocato, ingegneri, ex dirigenti dei comuni di Ravanusa e Licata. Ma c’è di più: tra gli indagati risulta un personaggio la cui identità è stata celata con un omissis. Ma ci sarà tempo per tutto e questa inchiesta sembra il prologo di una azione che sembra essere dirompente perchè sembrerebbe seguire uno schema criminale che coinvolge quasi tutta la Sicilia magari aiutato da dichiarazioni di chi il sistema lo conosce bene.
In carcere finiscono Diego Caramazza, 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, 58 anni (ex assessore di Favara ed ex consigliere provinciale), entrambi di Favara. Arresti domiciliari, invece, per Sebastiano Alesci (ex dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale di Ravanusa), 67 anni, di Licata, Carmela Moscato, 65 anni e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia. Ad eseguire il provvedimento sono stati gli agenti della Squadra mobile di Agrigento agli ordini del vicequestore aggiunto Vincenzo Perta. I reati contestati sono corruzione, ricettazione, turbativa d’asta.
Tra gli appalti “pilotati” grazie al pagamento di tangenti ci sarebbero – secondo la procura di Agrigento – i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice ma anche la riqualificazione e la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, nonchè i lavori di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, primo stralcio) con stazione appaltante Aica per un valore di oltre 37 milioni di euro. L’inchiesta non si ferma qui. Anzi, la sua portata pare certamente ancora più poderosa a tal punto da varcare i confini della provincia. Alcune perquisizioni, infatti, sarebbero state eseguite anche nel catanese, nel leccese, nel trapanese, a Ravanusa e Canicattì. Per tutti i coinvolti (ovviamente) vige la presunzione di innocenza e l’inchiesta – sebbene le misure di oggi rappresentino un tassello importante – è ancora in una fase iniziale.