Intelligenza Artificiale alleato prezioso per medici e pazienti

Redazione

| Pubblicato il giovedì 11 Settembre 2025

Intelligenza Artificiale alleato prezioso per medici e pazienti

di Redazione
Pubblicato il Set 11, 2025

ROMA (ITALPRESS) – L’intelligenza artificiale sta producendo quella che molti considerano una nuova “rivoluzione industriale”, permeando ogni settore della vita umana. Nel campo medico, sta diventando sempre più un prezioso alleato nella diagnosi tempestiva e nella cura delle malattie in modo sempre più personalizzato, con un potenziale ancora inesplorato, ma anche con una serie di sfide da affrontare.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale spazia dal trattamento di patologie cardiache a quelle respiratorie, ma anche nella diagnosi tumorale. Lo stato dell’arte sulle nuove prospettive e innovazioni dell’uso dell’IA nel settore medico è stato al centro del congresso “Artificial intelligence in medicine”, organizzato dalla Fondazione Menarini, in collaborazione con Gemelli Isola – Ospedale Isola Tiberina, University of Central Florida College of Medicine, Sovaris AI e The Foundation for Gender-specific Medicine, che ha visto la partecipazione a Roma, il 9 e il 10 settembre, di esperti di fama mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Il congresso, in linea con l’obiettivo di Fondazione Menarini di diffondere scienza e conoscenza, ha riunito i massimi esperti del settore per tracciare anche il prossimo sviluppo dell’IA applicata alla medicina, con lo scopo non solo mettere in luce le potenzialità, ma anche le sfide.
L’intelligenza artificiale sta infatti rivoluzionando anche la medicina: ridisegna le diagnosi con enormi quantità di dati e ne taglia i tempi, identifica nuovi fattori di rischio e li integra con quelli già noti, migliora il rapporto medico-paziente e la gestione della malattia, accorcia le liste d’attesa. Spesso l’intelligenza artificiale viene vista come una minaccia che, in futuro, potrà arrivare a sostituire i medici stessi. Ma i dati dicono l’opposto. “Le ricerche suggeriscono il contrario: non sarà l’intelligenza artificiale a sostituire gli specialisti, ma saranno gli specialisti che sanno far uso delle potenzialità dell’intelligenza artificiale a rimpiazzare chi non sarà in grado di sfruttare i vantaggi di questo strumento”, ha dichiarato Stefano Del Prato, presidente di Fondazione Menarini. L’aspetto “umano” del rapporto tra medico e paziente “non potrà essere sostituito dall’IA”, ha aggiunto, sottolineando che, al contrario, “l’intelligenza artificiale rafforzerà invece la pratica medica, consentendo agli specialisti di sfruttare la tecnologia per migliorare, non solo l’assistenza clinica, ma anche la formazione continua di medici e studenti, cambiando il modo in cui si insegna e si impara la professione sanitaria – ha proseguito il presidente di Fondazione Menarini -. Non solo. Tra gli altri potenziali vantaggi dell’IA, anche la possibilità di rendere la medicina più sicura, riducendo ritardi nella diagnosi e possibili errori nella ricerca di una cura efficace. Inoltre, l’IA può alleggerire il carico di lavoro amministrativo dei medici, spesso citato come causa di burnout, lasciando più tempo per instaurare un dialogo più chiaro ed efficace con i pazienti”.
L’intelligenza artificiale consente allo specialista di analizzare e comparare una mole di immagini e dati, ma anche di avere un “collega virtuale”, un co-pilota, capace di intercettare sottilissime anomalie che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Non riduce il ruolo del medico, ma lo ridefinisce. I vantaggi dell’uso dell’IA sono, pertanto, indubbi e proiettano la sanità verso la modernità, contraddistinta sempre più dall’interazione fra uomo e macchina. Inoltre, l’intelligenza artificiale, con i suoi algoritmi, fornisce le basi per una medicina personalizzata sfruttando sistemi avanzati capaci di elaborare e integrare profilo genetico, biomarcatori, interazione con l’ambiente e storia clinica del singolo paziente per identificare trattamenti su misura, massimizzando l’efficacia terapeutica e minimizzando gli effetti collaterali. Un uso, quello dell’IA, che è trasversale in diverse specializzazioni. Al riguardo, il presidente di Fondazione Menarini ha dichiarato: “L’intelligenza artificiale non riguarda una sola specialità ma abbraccia tutte le branche della medicina, dalla cardiologia alla diabetologia, fino alla pneumologia. Ma si sta spingendo ancora più avanti, verso nuove frontiere: lo sviluppo dei gemelli digitali (digital twins), lo sviluppo di reti ad alta capacità potranno offrire l’integrazione delle varie specialità in una visione di precisione ma olistica oltre che permettere simulazioni di interventi complessi, di sistemi predittivi per la gestione di epidemie e pandemie e lo sviluppo di robot chirurgici autonomi”. Non vanno dimenticati, tuttavia, gli aspetti etici e normativi su cui bisognerà intervenire, come emerso nel corso dell’evento e della conferenza stampa finale.
Durante il convegno, particolare risalto è stato dato all’applicazione dell’IA per prevenire e curare le malattie cardiache e respiratorie, e il diabete, tra le patologie più diffuse e che ogni hanno provocano migliaia di vittime. Nella lotta alle malattie cardiovascolari, l’IA è ormai uno strumento di diagnosi e screening fondamentale, che, di fatto, sta rivoluzionando la cardiologia. “L’intelligenza artificiale con le sue enormi potenzialità si sta dimostrando un importante alleato degli specialisti, che aiuterà a diagnosticare sempre prima le malattie cardiache, a prescrivere terapie migliori, a monitorare i pazienti a più alto rischio, riducendo costi e risorse e migliorando la tempestività delle cure, con un impatto diretto sulla sopravvivenza. Ad esempio, l’elettrocardiogramma, che un tempo serviva solo per leggere l’attività elettrica del cuore, grazie all’IA vive una seconda giovinezza e può rivelare dati sulla funzione cardiaca, cioè come il cuore si contrae, che prima richiedevano un ecocardiogramma. Potenziando l’ECG con l’intelligenza artificiale è stato infatti possibile raggiungere una sensibilità del 95,6% nel rilevare disfunzioni ventricolari. Un modello IA applicato ai risultati dell’ECG ha mostrato la capacità di predire, con una accuratezza fino a 24 volte migliore, il rischio di sviluppare scompenso cardiaco rispetto agli algoritmi tradizionali”, ha spiegato Filippo Crea, membro del Comitato scientifico di Fondazione Menarini, professore di Cardiologia e Direttore del Centro di eccellenza di Scienze cardiovascolari dell’Ospedale Gemelli-Isola di Roma. Inoltre, ha aggiunto Crea, “l’IA è utile anche nella stratificazione prognostica, per capire quali pazienti hanno maggiore probabilità di complicanze future. Permette infatti di integrare tutti i fattori di rischio per determinare la probabilità di infarto o ictus, considerando sia quelli tradizionali come, ad esempio, colesterolo LDL, ipertensione, fumo, diabete, sia i nuovi fattori di rischio su cui la ricerca si sta concentrando, quali nuovi lipidi dannosi, inquinamento, infezioni croniche, stress e isolamento sociale, per creare un quadro di rischio specifico e personale dell’individuo”.
Per quanto riguarda la diagnosi e il trattamento del diabete, “l’intelligenza artificiale ha permesso lo sviluppo di sistemi potenziati di rilascio automatico di insulina, anche chiamati ‘pancreas artificialì, offrendo un approccio rivoluzionario alla gestione del diabete”, ha affermato Boris Kovatchev, direttore del Center for Diabetes Technology dell’Università della Virginia. “Si tratta – ha spiegato Kovatchev – di un vero e proprio gemello digitale del sistema metabolico del paziente che, in un ambiente di simulazione sicuro, può valutare come il proprio corpo reagisce a cambiamenti nei livelli di insulina, così da poter più correttamente regolare la quantità di insulina necessaria per tenere sotto controllo la glicemia. I primi risultati mostrano come, a sei mesi, i pazienti con un proprio pancreas artificiale, siano riusciti a mantenere più a lungo livelli sicuri di glucosio nel sangue (dal 67,3% del tempo al 76,3%) e a ridurre l’emoglobina A1c (livello medio di zuccheri nel sangue) da 6,8% a 6,6%”. L’IA si sta sempre più affermando come strumento fondamentale sia per la diagnosi precoce, che per il trattamento delle malattie respiratorie: da quelle che si sviluppano già in età pediatrica, come la fibrosi cistica, la malattia polmonare cronica del prematuro e l’asma, alle patologie croniche dell’adulto quali la BPCO, le interstiziopatie polmonari e il tumore polmonare. Nel corso della conferenza stampa finale, il presidente di Fondazione Menarini Del Prato ha citato studi scientifici sull’apporto dell’IA per lo screening del diabete sia con un esame della lingua che con una radiografia toracica. Questi studi “aprono a spiragli su potenziali non ancora noti”, ha affermato. Durante la conferenza stampa finale, i relatori hanno concluso che l’IA applicata alla medicina offre vantaggi per la salute del paziente impensabili fino a prima del suo avvento, ma serve mantenere uno spirito critico, verificarne l’affidabilità, la sostenibilità, perchè impone una riorganizzazione della formazione dei medici, ma anche delle strutture sanitari, e garantire l’etica”. In definitiva, gli strumenti dell’IA sono preziosissimi, ma bisogna sfruttarli con intelligenza e non con un approccio fideistico, altrimenti potrebbero esserci effetti negativi.
– foto xr2/Italpress –
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