Una tangente di 135mila euro per corrompere un pubblico ufficiale e garantirsi l’aggiudicazione di una gara d’appalto dal valore di 2.3 milioni di euro. Sarebbe questo il “prezzo” pagato dagli imprenditori di Favara, con l’intermediazione dell’ormai ex capo dell’Ufficio tecnico di Licata, ad un dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani per i lavori di manutenzione straordinaria e ristrutturazione della viabilità della strada provinciale 19 “Salaparuta-Santa Margherita Belice”.
Emergono nuovi e importanti retroscena dell’inchiesta della procura di Agrigento che ipotizza un giro di tangenti utilizzate per corrompere e pilotare gli appalti pubblici. Il gip Giuseppa Zampino ha emesso ieri un’ordinanza a margine dell’udienza di convalida degli arresti eseguiti negli scorsi giorni dalla Squadra mobile. Il giudice, pur non convalidando il provvedimento, ha disposto misure cautelari per quattro indagati: domiciliari per gli imprenditori Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo; obbligo di dimora per Carmela Moscato e Federica Caramazza. Per la procura di Agrigento tutti – insieme ai pubblici ufficiali Maurizio Giuseppe Falzone (indagato a piede libero), dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani, e l’architetto Sebastiano Alesci, arrestato ma tornato in libertà nelle scorse ore – sarebbero i protagonisti dell’appalto (ritenuto pilotato) per i lavori della strada provinciale 19.
Uno straordinario riscontro in tal senso viene documentato nel tardo pomeriggio dello scorso 12 aprile. L’imprenditore Caramazza incontra il dirigente Sebastiano Alesci nella piazzola di sosta alla Rotonda Giunone. Non sono soli perchè, appostati, ci sono anche i poliziotti della Squadra mobile che monitorano la consegna di una busta gialla del primo in favore del secondo. I due poi si dividono. Il dirigente pubblico prosegue la marcia dove però viene fermato ad un posto di blocco all’ingresso di Porto Empedocle. Nel bagagliaio della Porsche viene ritrovata la stessa busta gialla consegnata pochi minuti prima alla Rotonda Giunone. Al suo interno 35 mila euro in contanti suddivisi in mazzette da 10 mila euro ciascuna e una di 5 mila euro composta da banconote in tagli da 50 euro. Alesci giustifica il possesso di tale somma come denaro destinato alla gestione di un’azienda agricola. Per la procura di Agrigento, invece, quella sarebbe una parte della tangente di 135mila euro destinata al dirigente del Libero Consorzio di Trapani nonché presidente della Commissione giudicatrice della gara d’appalto.