Tutti a caccia di “Mister X” dopo che www.grandangoloagrigento.it ha svelato raccontando l’inchiesta che ha portato all’arresto di 5 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà di incanti. Oltre ai tredici indagati noti c’è un quattordicesimo indagato la cui identità è stata celata da un provvidenziale omissis.
Immediatamente si è scatenata una vera e propria morbosa curiosità tesa a scoprire nome, cognome e faccia dell’ignoto (per ora) compartecipe alla ben individuata cricca che avrebbe truccato appalti di mezza Sicilia (se non tutta). Mister X non è un comprimario, una pedina di poco conto di questo contesto aduso agli illeciti. E’ molto di più per la Procura della Repubblica che nel contestare agli indagati il reato di associazione per delinquere non esita un solo istante nel dargli un ruolo apicale scrivendo testualmente: “Alesci e omissis hanno organizzato e comunque costituito e gli altri fatto parte di una associazione per delinquere finalizzata al reperimento ed alla distrazione a fini privati di risorse pubbliche, provenienti dalla Regione Siciliana e da altre fonti di finanziamento, mediante la commissione di più delitti contro la pubblica amministrazione quali la turbativa d’asta, il peculato, la corruzione e la concussione attraverso meccanismi spartitori dei pubblici appalti, degli incarichi di progettazione e di quelli amministrativi (Rup, Dec, ecc.) connessi al finanziamento, alla progettazione e realizzazione di opere pubbliche e di affidamento di servizi, fondati sulla proprietà di imprese compiacenti, e su una capillare opera di corruzione e di condizionamento di progettisti, pubblici funzionari, dirigenti di enti locali, assessorati e di organismi d’ambito territoriale. In Agrigento e provincia fino a data odierna”.
Sino ad oggi, dunque, E, ad oggi, “Mister X o “omissis” non è stato ancora arrestato. E ciò avrà pure la sua ragione a noi, per il momento, sconosciuta.
I fatti (almeno quelli indicati nel provvedimento della Procura della Repubblica a firma Giovanni Di Leo, procuratore capo e Rita Barbieri, sostituto procuratore) sono noti e nascono da “una articolata attività di perquisizione nei confronti di indagati e società coinvolte in un complesso sistema di spartizione di lavori pubblici, in esito ad una complessa e non ancora conclusa attività di indagine”.
Ieri siamo stati molto chiari nel raccontare “Le plurime illegittimità emerse anche da segnalazioni della Anac, il mancato avvio di importanti opere pubbliche, come la rete idrica di Agrigento o il Centro di raccolta dei rifiuti di Ravanusa, opere finanziate per varie decine di milioni di euro, hanno reso indispensabili approfondimenti investigativi portati avanti dalla Squadra mobile di Agrigento attraverso attività tecniche e di acquisizione di atti da fonti aperte”.
Dalle perquisizioni si è passati all’arresto in flagranza di reato di cinque persone, senza passare dal Gip che interverrà entro sabato celebrando l’udienza di convalida per decidere le sorti degli indagati.
La vicenda, pur nel silenzio, apprezzato da molti, dei pubblici ministeri, consente, tuttavia, di poter ragionare sui fatti ed andare anche oltre i fatti sino ad oggi noti. E consente di capire, leggendo le carte, che, proprio grazie all’omissis che tanta curiosità ha suscitato, siamo davanti ad un’inchiesta che va ben oltre l’operazione di ieri e che potrebbe annoverare decine di altri indagati a cominciare dal “Mister X”, da noi indicato, e numerosi altri pubblici ufficiali, politici, imprenditori, faccendieri. E’ possibile, detto francamente, che potrebbero esserci ulteriori clamorosi sviluppi anche a brevissima scadenza.
Si percepisce compiutamente come l’attività della Procura e dei poliziotti della Squadra mobile abbiano individuato, magari ”aiutati” da qualcuno, uno schema criminale vigente in tutta la Sicilia finalizzato, come precisano dalla Questura di Agrigento con un una nota, “ad alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche” e per fare ciò occorreva ed occorre “compensare in particolare alcuni pubblici ufficiali per i loro servigi consistiti in atti contrari ai doveri d’ufficio essendo stati acquisiti nell’indagine (oltre ai soldi sequestrati, ndr) elementi, quali la comunicazione di offerte tecniche, bandi di gara, disciplinari e contratti, che hanno permesso ad alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche”.
Per realizzare il disegno illecito sarebbero state costituite società di comodo, cinque in tutto: Beico srl di Catania, Edilroad di Favara, Consorzio Stabile Della di Maletto (Ct), Nuova Fise a Nardò (Lecce), Sm di Aragona e studiato piani d’azione criminale che, alla luce dell’intervento della Procura, sembra essere stato scoperto.
Ma la vicenda, anche se non abbiamo pronunciamenti ufficiali, non può essere semplicemente questa. C’è dell’altro che potrebbe travolgere i santuari siciliani dell’illecito, quelli che hanno per protagonisti sottotraccia politica, imprenditoria e pubblici ufficiali.
Non ci sarà molto da attendere – a nostro giudizio – e sapremo cosa è accaduto e sta accadendo ancora. E scopriremo anche l’identità di “Mister X”.
Finalmente.